"Una vittoria non è così piacevole quantè dolorosa una sconfitta"
(Andre Agassi)
(Oggi su Sette)
Chi sono questi signori che stanno facendo un picnic sulla spiaggia? È come se li avessimo già visti. Bevono bibite di marca. Conservano gli alimenti nei thermos e nei tupperware. Indossano abiti sportivi. Possiedono una tenda in materiale tecnico e oggi al mare hanno portato pure il cane. Un cane di piccola taglia, di quelli che servono solo a tenere allegra la famiglia.
Sì, li abbiamo già visti. Li conosciamo. Se non fosse per il colore della pelle, somiglierebbero ai nostri vicini dombrellone. Se in spiaggia ci fossero gli specchi, somiglierebbero precisamente a noi, quando destate svacchiamo un po ma restiamo pur sempre padroni del nostro status di borghesi benestanti.
Eppure, la foto risulta un po spiazzante per locchio di un occidentale. Anche per un occidentale che ha maturato tutti gli anticorpi del razzismo. Il problema è che noi tutti abbiamo dellAfrica una immagine leggermente pietistica e sedimentata. Per noi, abitanti del Nordovest del mondo, lAfrica è un continente povero abitato da gente povera. Gente che per sopravvivere ha bisogno di aiuto.
Questimmagine invece spiazza perché ci mette di fronte a unevidenza pressoché inedita: in Africa esiste pure il ceto medio. Sarà minoritario, sarà diffuso a macchia di leopardo: ma esiste. Probabilmente in molti Paesi rimane mimetizzato nel tessuto sociale, per colpa anche di una distribuzione schizofrenica delle ricchezze. La banca mondiale però si è incaricata di quantificare il fenomeno: un miliardo di persone, nei paesi in via di sviluppo, appartengono alla borghesia.
Bisognerebbe coltivare questa famiglia e la classe sociale che rappresenta, preservarla sotto serra come si farebbe con unorchidea rara. Perché è difficile risollevare il destino del continente africano. Ma senza il consolidamento di un ceto medio forte, addirittura impossibile.