Una-chiesa-di-poveri-uomini

Una volta padre Turoldo ha scritto: "Mia chiesa amata e infedele, mia amarezza di ogni domenica, chiesa che vorrei impazzita di gioia perché è veramente risorto".
Esiste una chiesa migliore, una chiesa di poveri uomini, consci della propria miserabilità. Esistono uomini di Dio che non si sentono già parte di un gregge eletto e non scagliano folgori sul resto del pecorume. Persone in viaggio, proprio come me. Io credo che la ragione della distanza di molti da un percorso di fede o di speranza cristiana (chiamiamola come si vuole) stia proprio nel sentirsi inadeguati. Di là ci sono precetti fastidiosi, eppure necessari. Di qua ci siamo noi con i nostri piacevolissimi peccati. Chi potrà trovare la sintesi? Per quel poco che ho letto, quel tale chiamato Gesù non amava le chiese e i sacerdoti. Ogni pagina che tratta di lui lo ritrae dolce, accogliente. E arrabbiato in quelle rare occasioni di incontro con i sepolcri imbiancati che si battono il petto. A ben guardare, non c'è molta distanza tra noi e la speranza. Si cammina dalla stessa parte, perché ogni uomo - più o meno consapevolmente - anela alla propria sopravvivenza. Basta scoprirlo. Basta sapere che non è detto che per andare in Paradiso o per esserci già si debba mangiare di magro il venerdì.

Roberto Puglisi


Daniela Vaccaro | 29/07/2010 | Letto [2673] volte

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