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La cosiddetta Legge Biagi è fra le norme più odiate e vituperate, da parte soprattutto dei giovani precari in perenne fase di rullaggio lavorativo.
Intanto è bene precisare che il nome di Biagi le venne appiccicato addosso, per idealmente blindarla, dopo l’omicidio del consulente - definito dall’allora ministro Scajola “un rompipalle”: e tutto questo dopo la sua morte.
In realtà, a volerla prendere alla lettera, in sé non sarebbe una norma pessima come sembrerebbe dai risultati che ha prodotto. Lo spappolamento del mercato del lavoro di questi anni ha avuto nella Legge Biagi solo un grimaldello. Il travisamento è avvenuto in sede di applicazione, per l’impunità garantita ai datori di lavoro che ne hanno approfittato per spremere i dipendenti e sistematicamente buttarli via.
Siamo sempre lì: le leggi dell’economia in Italia sono tenute a fare i conti con quelle dell’antropologia.



Roberto Alajmo | 19/09/2010 | Letto [3981] volte

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