"- Perchè tieni gli occhi chiusi?
- Per abituarmi"
(Cosimo de Medici, sul letto di morte, alla moglie )
(Da Animals)
Poi succede che un giorno la catastrofe colpisce un paese del Primo Mondo. Un paese ordinato, tecnologicamente allavanguardia. Un Paese ricco. Certo: un paese che si trova dallaltra parte della Terra, dove tutti gli abitanti si somigliano talmente tanto che dire un giapponese, cento giapponesi, o ventimila giapponesi sembra sempre un po lo stesso: specialmente se visti da lontano. I morti sono meno gravemente morti, se si somigliano fra loro e se non ci sono conoscenze comuni. La commozione è sempre inversamente proporzionale alla distanza che intercorre fra lepicentro del sisma e la redazione centrale del quotidiano che ne parla. Difatti la questione centrale di prima pagina è: ma cerano italiani? Che fine hanno fatto? E quando la Farnesina rassicura, tiriamo tutti un sospiro di sollievo.
(...)
Al massimo che si poteva imputare, al Giappone? Qualche vulcano nemmeno particolarmente esuberante e una spiccata predisposizione tellurica. Si sapeva che un terremoto poteva arrivare da un momento allaltro. Ma mica sono latini: si sono documentati, si sono organizzati, hanno costruito le loro case secondo i più avanzati canoni antisismici, hanno previsto tutto quel che cera da prevedere. E difatti il disastro cè stato, ma i danni diretti nellimmediatezza sono stati abbastanza limitati. Tanto che qualche commentatore (Oscar Giannino, in prima pagina sul Messaggero) ha bruciato tutti scrivendo un editoriale beffardo nei confronti degli antinuclearisti. In sintesi: avete visto? Alle centrali nucleari non è successo niente. Ah-ah-ah.
Ora, non si vuol qui sostenere che Oscar Giannino porti sfiga. Ma insomma, povero Giappone: terremoto, tsunami e poi anche apocalisse nucleare.
Stavolta noi occidentali perbene non abbiamo potuto nemmeno scaricarci la coscienza raccogliendo fondi e mandando aiuti alle popolazioni. I giapponesi non erano abbastanza poveri per la bisogna. Siamo rimasti sbigottiti a vedere quelle città così simili alle nostre venire spazzate via. Abbiamo visto quelle centrali esplodere e affumicare i dintorni. Abbiamo visto quelle persone scappare dalle loro case e morire a breve o a lungo termine. Erano persone come noi. Abbiamo pensato: forse questa è lapocalisse. E, malgrado la distanza, ci siamo spaventati più di ogni altra volta perché abbiamo capito che eravamo di fronte a una specie di specchio.