EFFETTO-GATTO-SPIACCICATO

(Dall'Unità)
L’ultima volta è stato per la morte di Vittorio Arrigoni.
Tu sai che basta un click: “leggi commenti”.
Se sei arrivato a leggere quelle due paroline significa che ti sei addentrato abbastanza, e adesso non puoi fare finta di niente.
Sai benissimo che ciò che hai letto nei titoli e magari nell’articolo, per quanto sordido sia, non è niente al confronto dei commenti degli anonimi che lasciano il loro schizzetto e tornano a nascondersi dietro un nickname, sapendo che la puzza dello schizzetto è destinata a restare per chissà quanto, mentre loro passano oltre senza preoccuparsi, forse persino dimenticando.
È l’aspetto peggiore del tuo desiderio di de-targettizzazione delle idee. Dare ossigeno alle opinioni significa leggere e informarsi anche sulla stampa degli altri, cercando quegli spunti che possono comunque costituire un arricchimento.
La vera discesa agli inferi però è quell’estremo click: “leggi i commenti”. Leggere i commenti del Popolo di Silvio è una vertigine, una perversione.
Come quando sei in macchina e con la coda dell’occhio vedi sul ciglio della carreggiata la carcassa di un gatto spiaccicato. Pensi che non vuoi guardare, che non guarderai. Ma all’ultimo momento guardi. È più forte di te: guardi sempre. E poi odi te stesso per aver ceduto alla tentazione di guardare.
Lì, fra i commenti dei lettori anonimi, capisci che se certi giornali sono quello che sono è perché hanno dietro una borghesia che si aspetta di leggere certe cose, e anzi le trova fin troppo moderate. Vorrebbero sangue, altro che inchiostro. Capisci che Montanelli era un tappo destinato a saltare, e un tappo forse sono i suoi successori, per quanto indegni o repellenti possano sembrare a prima vista.
Il tappo che tiene chiuso il Vaso di Pandora dei più bassi istinti nazionali e lascia filtrare i miasmi solo un po’ per volta.



Roberto Alajmo | 19/04/2011 | Letto [5131] volte

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