DEPRIMERE-IL-DISSENSO

Fra i tanti argomenti attorno ai quali la sinistra discute e si spacca, c’è quello dello spessore antidemocratico del berlusconismo. In sintesi: è un regime oppure no?
Se io posso scrivere queste parole senza temere limitazioni della mia libertà personale è senza dubbio un segnale positivo. In un regime tradizionalmente inteso basterebbe molto meno per ritrovarsi al confino. E però io credo, senza falsa modestia, di aver pagato un certo dazio all’indipendenza, in questi anni, almeno su un piano professionale. E questa penalità mi amareggia non poco.
L’amarezza della minoranza (ammesso che di minoranza si tratti) si manifesta con una certa impotenza depressiva che in parte è congenita, ma in parte risulta artatamente indotta.
Allora forse la linea del discrimine fra regime e non-regime sta nelle modalità di controllo del dissenso. Dove nei regimi convenzionali si praticava una forma più o meno brutale di repressione, nel regime light di questi anni si pratica la sistematica depressione del dissenso.
Avvilire. Deprimere gli oppositori. Farli umiliare dai mediocri di successo fino a ottenerne la sottomissione o l’autoconsegna.



Roberto Alajmo | 02/08/2011 | Letto [3199] volte

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