MISCHINO,-E'-PATRIFAMIGGHIA

(Da Repubblica)
La mannaia della giustizia aziendale si abbattuta sull’autista dell’Amat che guidava col telefonino all’orecchio: settanta euro di multa. L’equivalente di due ore di stipendio. Ecco quel che intendeva la dirigenza dell’azienda dei trasporti quando annunciava “provvedimenti severi”.
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Il presidente Mario Bellavista era stato inflessibile: “I regolamenti sono chiari: è assolutamente vietato fare uso dei cellulari mentre si è impegnati alla guida. Utilizzeremo il pugno duro affinché non accadano più episodi del genere". Questo prima. Dopo: "Ci ha innanzitutto spiegato che la telefonata non l'ha fatta, ma l'ha ricevuta e che si trattava di una chiamata importante, una breve questione familiare urgente".
Altrove - Roma, Milano – in casi del tutto simili era scattata la sospensione per gli autisti di mezzi pubblici che parlavano al telefono. Ma bisogna considerare le attenuanti ambientali. Milano è Milano, Roma è Roma e Palermo è Palermo.
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Ancora una volta è in Sicilia che si esplorano territori della giurisprudenza finora del tutto inviolati.
Esiste, come è noto, una esimente del diritto comune che vige solo a sud del parallelo di Napoli. Un’esimente che va sotto il nome di “Tengo Famiglia”, il motto che Leo Longanesi avrebbe ben visto stampigliato al centro del tricolore. Qualsiasi reato decade, di fronte a uno stato di famiglia minimamente strutturato. L’essere “patrifamigghia” è considerata l’attenuante tombale, di fronte alla quale ogni responsabilità decade.
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Il codice della strada prevede sanzioni anche molto gravi, sulla carta persino esagerate, in certi casi. I settanta euro che l’autista devolverà alla sua azienda sono meno di quanto gli sarebbe costata una multa da parte di qualche vigile urbano, se i vigili urbani prendessero multe agli autisti dell’autobus. Il fatto è che alla severità tutta teorica delle sanzioni corrisponde un lassismo generalizzato. Indicativa è la bizantinissima distinzione della dirigenza Amat fra telefonata fatta e telefonata ricevuta. Come se in caso di incidente potesse essere considerata una circostanza a discarico.
Mettendosi nei panni dell’autista trasgressore non è difficile capire che a un certo punto possa aver temuto di fare da capro espiatorio. Non esistono statistiche in proposito, ma empiricamente non è esagerato affermare che a Palermo la maggior parte degli automobilisti approfitta del traffico per sbrigare le proprie telefonate. Dev’essere una mutazione genetica che si è sviluppata nel giro di pochi anni, sotto effetto di pressanti fattori ambientali. È nata qui una nuova stirpe di automobilisti multitasking, capaci allo stesso tempo di guidare, telefonare, e mandare a fanculo gli altri utenti della strada che si azzardano a farglielo notare.
Assieme a “Tengo Famiglia”, “Così Fan Tutti” è l’altro slogan che idealmente campeggia non solo sulla bandiera nazionale, ma anche sulla copertina delle copie del diritto civile e penale stampate in Sicilia. La consuetudine va oltre ogni diritto. E la durezza della sanzione serve a poco, se non esiste alcuna ragionevole certezza che venga applicata. Ecco Palermo: una città in cui le regole sono severissime, ma per quieto vivere non vengono quasi mai fatte osservare. Quasi mai: in modo da ottenere come risultato la felice convivenza di ferocia repressiva e illegalità generale.



Roberto Alajmo | 05/10/2011 | Letto [1990] volte

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