"Tutti vogliono tornare alla natura, ma nessuno vuole tornarci a piedi"
(Andrew J. Wollensky)
Questa del condono, nelle sue diverse incarnazioni, è unidea che spunta spesso, nello scenario politico italiano. Specialmente nei momenti di crisi.
Ora può darsi che la forma mentis siciliana renda particolarmente sensibili a segnali e avvertimenti trasversali, ma questa reiterazione ha qualcosa di sospetto, che va oltre lordinaria avversione nei confronti di un provvedimento che per definizione serve a perdonare i disonesti.
Già discutere di condono significa produrre un danno erariale. Al semplice risuonare della parola cè unItalia che comincia a correre verso lillegalità. Confidando poi di essere perdonata e lucrare fra massimo guadagno e minima sanzione.
Ma non si tratta solo di questo. È come se, nel momento in cui la casa brucia, qualcuno si incaricasse di lanciare un messaggio allelettorato naturale della maggioranza. Forse facciamo un condono, al di là del fatto che poi il condono si faccia o meno, per chi sa intendere significa: Tranquilli, valgono sempre le stesse regole di sempre. Ossia: Niente panico. Potete ancora fidarvi di noi.
Siamo o non siamo i mascalzoni di sempre?
(La vignetta è di Sebino Dispenza)