IL-FUTURO-SI-VEDE-A-BALLARO'

(Oggi su Sette)
Ballarò è il mercato più ventrale di Palermo. Non turisticamente usurato come la Vucciria. Non architettonicamente distinto come il Capo. Ventrale: nel senso che l’umore biliare di Palermo si misura soprattutto in questo caos organizzato, dove i turisti in cerca del genere molto pittoresco si avventurano di rado.
Il nome deriva a quanto pare da Balhara, un antico villaggio dal quale provenivano la frutta e gli ortaggi che qui venivano messi in vendita. Nel cuore di Ballarò nacque Giuseppe Balsamo, sedicente Conte di Cagliostro, l’esemplare umano che meglio rappresenta l’indole mistificatoria dei siciliani peggiori.
Il fascino attuale di Ballarò consiste nell’essere un osservatorio puntato sul futuro probabile dell’Italia e del mondo. Un futuro in cui i colori delle persone sono destinati a mescolarsi anche oltre le intenzioni di ciascuno. Ballarò è il mercato multietnico di Palermo, quello in cui indigeni e immigrati si relazionano quotidianamente. Non si mescolano del tutto, ma nemmeno si limitano alla fredda tolleranza: convivono. Senza affettazioni, senza buonismi, senza clamorosi strappi di integrazione. La bancarella del tunisino e quella del fruttivendolo locale si trovano fianco a fianco.
Sarebbe strano un atteggiamento diverso, da parte dei siciliani, visto che qui, nel quartiere dell’Albergheria, gli stranieri extracomunitari, i Nivuri, sono venuti ad abitare quando nel centro storico i Cristiani non ci volevano stare più.
Palermo: forse l’unica città al mondo dove i ricchi preferiscono vivere nelle banlieue, e il centro storico è lasciato ai diseredati.



Roberto Alajmo | 27/10/2011 | Letto [1641] volte

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