EFFETTO-2006-E-ALTRE-SCARAMANZIE

(Da Il Mattino)
Possiamo chiamarlo per comodità “ottimismo pessimistico”. Circola in dosi sempre più sostenute da qualche mese, sebbene sempre a livello di discorsi da bar o chiacchiera internettiana. L’ottimismo pessimistico è quel sentimento nazionale che prende corpo periodicamente, specie in coincidenza delle crisi, basandosi sulla memoria di qualche periodo analogo. Si vanno a scovare i precedenti storici più neri per evocare una riscossa. In sintesi: anche l’altra volta tutto sembrava andare malissimo, e poi invece ce la siamo cavata alla grande. Non eravamo disperati nel ’92, fra Tangentopoli e le stragi? Eppure ne siamo usciti. Come, s’è visto.
Per dire: molto ottimismo pessimistico circola in questi giorni attorno alla nazionale di calcio che si accinge ad affrontare gli Europei provenendo da una stagione che per il pallone italiano è stata disastrosa prima sul campo e poi, di recente, anche fuori. I segnali che si addensano sulla squadra di Prandelli sembrano unanimemente funesti. Eppure, per paradosso, il pessimismo fa tutto il giro e sbocca in una specie di ottimismo scaramantico: siccome nel 2006 eravamo messi anche peggio e poi abbiamo vinto il campionato del mondo, magari anche stavolta, con un po’ di fortuna, riusciremo a piazzarci.
L’Effetto 2006 trova in ambito calcistico una certa evidenza, ma è l’intero paese che in questi mesi è percorso da correnti carsiche di ottimismo pessimistico. Forse alla base c’è la fede nell’eterno stellone italiano, quel misto di autoproclamato genio e autentica sregolatezza che, secondo la credenza, ci porterebbe a dare il meglio di noi nelle peggiori occasioni. Ogni dopoguerra italiano è un rinascimento. Di più: ci siamo convinti che senza prima una guerra non possa esistere rinascimento.
L’attuale crisi economica offre molti spunti a un carico di ottimismo pessimistico che viaggia sottotraccia, ma palpabile in molte manifestazioni più o meno esplicite della pubblica opinione. Il discorso sottinteso è: vedrete, per quanto drammatica sia la situazione, noi siamo italiani, quindi inventeremo qualcosa che in extremis possa toglierci dai guai.
Un po’ alla volta ci siamo convinti che per riuscire a dare il colpo di reni e risalire in superficie abbiamo bisogno di toccare il fondo. Restano da scongiurare solo un paio di ipotesi. La prima è che una volta toccato il fondo tocchi cominciare a scavare. La seconda ipotesi, persino peggiore, è che gli italiani puntino talmente tanto sul loro ottimismo pessimistico, da creare appositamente i presupposti del disastro. Magari non in maniera scoperta, ma insomma: senza far niente per impedirlo. Lasciamo che le cose marciscano ancora un po’, tanto poi lo spirito del genio italico ci correrà in soccorso. Tanto peggio, tanto meglio, dovendo dimostrare di essere capaci di cavarcela ancora una volta.



Roberto Alajmo | 06/06/2012 | Letto [2345] volte

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