CONTRADDIZIONI-DI-UN-ELETTORE-DEPRESSO

(Da Repubblica)
Quando avverti gli amici che stavolta hai intenzione di astenerti, le reazioni sono di due tipi. Il primo è accorato: il voto è un dovere, poi non potrai lamentarti, così fai vincere quelli. Il secondo è più dogmatico-accusatorio: così fai vincere quelli, il voto è un dovere, poi non potrai lamentarti. Cambia l’ordine dei fattori, cambia il tono, ma non cambia la sostanza.
Il paradosso è che tu sei d’accordo con ogni obiezione che ti fanno. Lo sai, che gli amici hanno ragione. Tu stesso in passato hai stigmatizzato gli astensionisti, qualche volta sei persino riuscito a convertirne qualcuno. Sai benissimo che lasciando il campo all’elettorato peggiore, tanto peggiore sarà il risultato elettorale. Né sei di quelli che favoleggiano un astensionismo di massa, di modo che quelli capiscano che così non si può andare avanti. Campa cavallo. L’utopia non funziona per il semplice motivo che se anche a votare fossero solo i candidati, questi risulterebbero eletti; e senza nemmeno un vincolo morale di mandato, considerato che si sono votati da soli.
Malgrado questa consapevolezza a quanto pare non sei l’unico a meditare, il prossimo 28 ottobre, di annullare la scheda, andare in gita, dare fuoco al certificato elettorale o praticare una delle altre gradazioni dell’astensionismo, ognuna corrispondente a un diverso stato d’animo di protesta.
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Il tuo ragionamento somiglia pericolosamente al concetto di Tanto Peggio, Tanto Meglio. Che sia un altro governo dei pessimi a gestire il disastro provocato dei pessimi, facendo da esecutore testamentario per quest’isola sventurata. Meglio farla finita rapidamente.
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Ti senti svuotato e impotente come doveva sentirsi Enrico Toti dopo aver scagliato la sua stampella verso le linee austriache: vorresti levarti le scarpe e lanciare anche quelle. Ma non hai più nulla da lanciare, né scarpe né stampelle.
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Osservi il campo dei concorrenti alla carica di Presidente della Regione e ti pare di individuare tipi umani diversi, anche qualche persona perbene, giusto per smentire i facili sostenitori della teoria secondo cui “tanto sono tutti uguali”. No, tu hai ben chiaro che non sono tutti uguali, e che esistono molte sfumature di inadeguatezza. Niente nomi, per non alimentare altre polemiche fuorvianti, ma fra quelli più accreditati ti sembra di scorgere un paio di estremisti del narcisismo, un paio di candidature improvvisate, una smaccata foglia di fico: e si diverta il lettore, se vuole, ad abbinare un nome a ciascuno dei profili.
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In un contesto del genere, è facile che la depressione prevalga. Lo dici con autentico dispiacere. Anzi, ogni volta che qualche amico è d’accordo con te, quasiquasi ti dispiace. Non vorresti contagiare nessuno col tuo pessimismo. Viceversa, sei contento di scoprire che tanti criticano con veemenza la scelta dell’astensionismo, invocando un entusiasmo che tu rispetti e addirittura invidi. Ma l’entusiasmo non si compra al mercato. L’entusiasmo è come il coraggio secondo Manzoni: se uno non ce l’ha, non se lo può dare.



Roberto Alajmo | 13/10/2012 | Letto [2598] volte

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