"Ogni vendetta è una ammissione di sofferenza"
(Seneca, De Ira)
Ok, niente Apocalisse. Ma dopo aver preso in giro la profezia dei maya, riflettiamo e chiediamoci se per caso qualcosa non sia davvero sul punto di finire per sempre.
Niente meteoriti, niente invasione di extraterrestri, nessun diluvio universale.
Però, anche dopo aver valicato indenni il 21 dicembre, continuiamo a respirare laria di un collasso omeopatico del quale non si prevede la fine. Allora niente Fine del Mondo: ma magari la fine di un mondo.
Ogni governante, anno dopo anno, sposta la ripresa allanno successivo, e quasi nessuno ha il coraggio di azzardare che questa non è una crisi fisiologica, ma strutturale.
È il modello di sviluppo capitalistico che sta registrando un cedimento strutturale. La coperta che dovrebbe tenere al caldo ricchezza individuale e collettiva, ambiente e industria, lavoro e benessere si sta rivelando clamorosamente troppo corta.
Ci hanno lasciato credere che non cera bisogno di scegliere fra lunga vita e vita felice, che potevamo avere entrambe.
Non è così, a quanto pare.