-LA-CRIMINALITA’-DISORGANIZZATA

(Da Repubblica)
“Quanto mi mancano le belle rapine di una volta!”. Una frase del genere può sembrare provocatoria, tanto più se pronunciata da una persona come Leoluca Orlando che, comunque la si pensi, dopo tanti anni trascorsi da sindaco, qualcosa di Palermo avrà capito. Ma al di là dello scalpore che la frase può suscitare di primo acchito, riflettendoci sopra bisogna ammettere che è vero: nemmeno i criminali sono più quelli della nostra infanzia, e tanto meno all’altezza delle nostre aspettative. Siamo o non siamo una società progredita e tecnologicamente avanzata? Come si giustifica la triviale banalità di una malvivenza ancora da terzo mondo?
Prendiamo Palermo. Negli ultimi mesi/anni si sono moltiplicati scippi, microrapine, violenze spicciole di ogni tipo. Ma da quanti anni non si registra un grande colpo in banca? Uno di quelli fatti procurandosi una mappa, selezionando i componenti della banda, studiando il piano nei minimi dettagli, scavando nottetempo e portando via in un colpo solo i soldi che bastano a sistemarsi per la vita. Andrebbe bene anche una rapina a mano armata, ma di quelle di classe, dove nessuno si fa male e dietro c’è comunque un lavoro di preparazione e appostamenti che magari durano mesi. Ma niente. Nessuno li sa organizzare più, colpi del genere. A fronte del tramonto di una malvivenza strutturata per l’ingrosso, si registra un’escalation di violenza criminale al dettaglio. Chiunque è in grado di salire sul sellino di una vespa e scippare un turista o una vecchietta che ha appena ritirato la pensione, magari facendola cadere. Minimo sforzo, minimo rendimento, massimo danno procurato.
Non è solo romantico rimpianto di una criminalità d’altri tempi. (Il Grande Colpo in Banca, almeno nell’immaginario cinematografico collettivo, suscita simpatia tendenziale nei confronti di chi lo realizza: per lo spettatore risulta più difficile provare compassione se a venire derubata è una banca). Dietro c’è dell’altro. C’è un ragionamento che riguarda costi e benefici per il complesso di una società afflitta da una mancanza di professionalità avvertita in tutti i settori, e la criminalità non sembra fare eccezione. Sul mercato del lavoro sporco si riscontra molta offerta di mano d’opera, scarsa specializzazione e, allo stesso tempo, sottoccupazione diffusa. Tutto questo ha un costo sociale molto pesante.
Il Grande Colpo crea l’impoverimento pesante di un soggetto economicamente forte, creando il simmetrico arricchimento di un piccolo gruppo di malviventi. Viceversa, almeno all’apparenza, molti episodi di criminalità spiccia creano una redistribuzione del reddito più diffusa. Quasi una forma di perverso socialismo. In realtà, tuttavia, la micro-violenza metropolitana crea un disagio molto più capillare. È la guerra dei poveri contro i più poveri. Una redistribuzione del reddito puramente illusoria.
La recrudescenza di una microcriminalità allo stato brado è anche il sintomo di un liberi tutti accordato da Cosa Nostra ai propri affiliati e simpatizzanti. Discorso sottinteso: i tempi sono quelli che sono, si arrangi chi può. Ne deriva un diffuso bricolage criminale che va dalla banda specializzata nella rapina e nel riciclaggio degli smartphone, ai furti negli appartamenti, fino alle aggressioni a mano armata e alle incursioni con pestaggio a casa delle persone anziane. Tutti episodi di viltà criminale che contribuiscono a diffondere un’insicurezza diffusa. E che sarebbero impensabili senza almeno un tacito avallo da parte dei capi mandamento: la criminalità organizzata è mandante della criminalità disorganizzata.
A conti fatti i costi sociali della microdelinquenza sono molto più alti di quelli procurati da una malavita in grande stile. Sono più alti persino del fatturato che producono. Uno scippatore che per poche lire crea un danno sociale rappresenta l’esatta applicazione della terza legge fondamentale della stupidità umana codificata da Carlo M. Cipolla: stupido è chi causa un danno a un'altra persona o a un gruppo di persone senza ottenere per sé un adeguato vantaggio. Né bisogna sottovalutare la pericolosità sociale dei piccoli criminali di questo tipo. Come ammonisce la quinta legge di Cipolla: lo stupido è la persona più pericolosa che esista.



Roberto Alajmo | 10/03/2013 | Letto [1764] volte

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