'A-MARZIA',-FACCE-RIDE

Ora tutti addosso a Benigni, [LINK] che fa cilecca portando il suo Dante in televisione.
Due considerazioni contromano.
Primo: il servizio pubblico televisivo ha il dovere di affrontare anche qualche rovescio, in nome della missione che gli tocca. La funzione pedagogica della Rai - dispersa nel marasma pomeridiano, dove canali pubblici e privati sono indistinguibili - passa proprio attraverso trasmissioni pedagogiche come dovrebbero essere queste sulla Commedia dantesca.
La seconda considerazione in un certo senso elide la precedente.
Benigni che legge Dante o la costituzione non è televisione. È Benigni (che legge Dante o la costituzione). Non c’è uno specifico televisivo. Quel che Benigni fa in teatro o in piazza viene ripreso dalle telecamere e trasmesso in tv: fine. Troppo facile, troppo banale.
La televisione possiede un linguaggio specifico, che non si può snobbare a lungo, se non si vuol fare la fine del marziano a Roma descritto da Flaiano: subito metabolizzato dalla banalità quotidiana.
Cosa che a Benigni è capitata molto rapidamente.



Roberto Alajmo | 06/04/2013 | Letto [2611] volte

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