"Chi è gay può dire frocio, ma chi non è frocio deve dire gay"
(Anonimo politicamente corretto)
Succede a intervalli sempre più ravvicinati. Fateci caso.
Nel caos della politica italiana, dove ogni cretino è padrone di dire qualsiasi cosa senza doverne rispondere, sempre più spesso a venire trascinati nel fango sono gli outsider.
Prima Battiato, sulla base di una coloritura persino banale: io ne dico di peggio, ogni giorno. Poco prima, nella foga, Battiato aveva dato del pedofilo a Roman Polanski: ma Polanski non fa notizia, parlamento di troie invece sì.
Nel gioco dello schiaffo al soldato adesso sta sotto Gino Strada, colpevole di aver detto, in una di quelle circostanze finto-scherzose in cui spingono lintervistato a credere di trovarsi in un contesto ironico, che Brunetta è esteticamente incompatibile con Venezia.
Poi si ritagliano tre parole, si scolano dal contesto ironico, e apriti cielo. Paragonato addirittura a Mengele, Strada ci fa la figura dello scienziato selezionatore della razza.
A crocifiggerlo è quella stessa stampa (Libero, Il Giornale) nei cui titoli si dà spensieratamente della culona al cancelliere tedesco o del cesso a Rosi Bindi. La tesi di fondo è sempre quella: tanto, siamo tutti uguali.
Come se ne esce? Dispiace dover dare ragione alle invettive di Grillo contro i giornalisti, ma dal frullatore mediatico che tutto trasforma in pettegolezzo si esce solo non entrandoci affatto.