LA-PREVALENZA-DEL-MEDIOCRE

La scelta fra Marini e Rodotà è proprio la metafora di un paese che, negli ultimi trent’anni, dovendo scegliere fra eccellenza e mediocrità, ha scelto ogni volta a favore di quest’ultima.
Quante volte nel nostro piccolo quotidiano - al lavoro, nella gestione di un ufficio pubblico - ci siamo trovati di fronte a un meccanismo del genere, che all’apparenza nasce da semplice prudenza?
Succede poi quasi sempre che un capo modesto si scelga collaboratori che non possano fargli ombra, e ne discende una cascata di incompetenza che dai vertici arriva fino alla base della gerarchia.
Certe volte un capo mediocre non è in partenza un cattivo soggetto. Lo diventa quando si accorge che il proprio potere non viene preso sul serio dalle persone migliori. Ecco chi sono i nemici naturali di un capo mediocre, ecco chi bisogna stroncare: le persone migliori. Nasce così un circolo vizioso difficile da scardinare, una volta innescato.
L'intelligenza di una intera nazione è stata sfoltita così: potando sistematicamente il meglio e promuovendo il dozzinale.
Gli italiani sono portati a selezionare i propri vertici sulla base della somiglianza con se stessi. Non si sentono all’altezza di una guida migliore di loro, che magari basi il proprio carisma su un’impeccabile anamnesi morale.
Lo diceva Umberto Eco di Mike Bongiorno: ci piace perché sembra stupido, proprio come noi.



Roberto Alajmo | 19/04/2013 | Letto [2144] volte

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