DI-FIGLIO-IN-PADRE

“Geologia di un padre” di Valerio Magrelli è il terzo libro che leggo per intero nel giro di poche settimane: mi sto rammollendo.
Anche perché questo a un certo punto mi ha fatto piangere, cosa che è abbastanza frequente al cinema ma molto rara in letteratura. (La lettura è un piacere solitario, che si tiene più facilmente sotto controllo; un film si condivide, e sulla presenza degli altri spettatori si fonda l’eventuale commozione).
Insomma: questo di Magrelli è un libro fuori da ogni genere, una specie di diario dei rapporti fra l’autore e suo padre. Un diario scritto durante gli ultimi anni di vita del genitore, e dopo la sua morte.
A prima vista si direbbe che protagonista sia il padre, in subordine il figlio. In realtà, c’è il sospetto che l’autentico protagonista - di sicuro: il destinatario - sia il nipote, ossia il figlio di Magrelli, anche se non viene nominato mai.
Succede, a me è successo, di rivedere il rapporto con mio padre dopo essere diventato padre a mia volta.
È qualcosa che ha a che vedere con le Grandi Tematiche dell’Uomo, degno di muovere la macchina grandiosa di una tragedia greca.
Magrelli conferisce una sepoltura letteraria al padre nella speranza che suo figlio un giorno dia degna sepoltura a lui.
Potrebbe addirittura sembrare una forma di egoismo. Chiedere al figlio la carità di accompagnarti fin sull'orlo del cratere.
Ma è il solo modo che, nei secoli, hanno trovato gli uomini per lasciare traccia del proprio passaggio sulla terra.



Roberto Alajmo | 19/05/2013 | Letto [2686] volte

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