"La felicità non si trova, la si incontra. Viaggia sempre in direzione opposta."
(Isabelle Eberhardt)
(Da Giudizio Universale, febbraio 2007) Ogni anno, da qualche anno, Guanda pubblica un suo Almanacco. Lultimo, curato da Ranieri Polese, è dedicato alle teorie del complotto, e raccoglie contributi sul tema di autori vari, da Karl Popper a Umberto Eco, passando da molti altri nemmeno minori. Citando i protocolli dei savi di Sion e le varie tesi che ruotano attorno all11 settembre, la tesi di fondo, volendo semplificare, è che i complotti quasi sempre non esistono, ma anche quando non esistono, producono complotti. Uno di quei volumi che cominci a leggere pensando: ne pilucco un po, tralasciando quel che non mi interessa; e poi invece leggi quasi tutto. Man mano che leggevo, però, mi sono venuti dei pensieri. Una domanda, sopra tutte: come mai nel volume non ci sono contributi di scrittori palermitani? Non che lo dica pro domo mea, visto che io vivo a Palermo. Solo che Palermo è la sede sociale di Cosa Nostra, e attorno ai legami fra lo Stato e Cosa Nostra ruotano alcuni dei massimi misteri della storia italiana. Eppure, niente palermitani, se si eccettua Riotta, che però vive altrove e si occupa d'altro. C'è Cappellani, è vero, ma è catanese e quindi non conta. Mi chiedo: come mai questa omissione? Riflettendoci su, una spiegazione mi pare di averla trovata. Ranieri Polese lavora al Corriere della Sera, e si sa chi c'è dietro l'editore di quel quotidiano. Non è difficile immaginare che gli interessi della grande industria del nord si siano saldati con quelli di un editore emiliano, quindi dichiaratamente comunista, come Guanda, e in questo porto delle nebbie sia finita la verità su un tema scottante come gli intrecci fra mafia e politica. Inoltre, io non conosco personalmente Ranieri Polese, ma probabilmente è ebreo. O musulmano. O entrambe le cose. Non me ne meraviglierei, e questo sarebbe la conferma definitiva di tutti i miei sospetti. Insomma, mi pare chiaro che ci troviamo di fronte a un... Ok, ok, lasciamo perdere.