"In fondo, muoiono sempre gli altri"
(Epitaffio di Marcel Duchamp)
Poi esiste una componente diversa, nelle proteste studentesche d'autunno, che va valutata senza pregiudizi: e positivamente.
Una componente che va oltre le motivazioni specifiche della protesta, e in parte anche oltre le modalità di applicazione della protesta stessa.
E' che durante le occupazioni i ragazzi si misurano con una prima forma di responsabilità individuale e collettiva. Si stringono attorno a un'idea e la difendono. Che lo facciano bene o male, e che le idee siano giuste o sbagliate, è un altro discorso.
Vanno a scuola con uno spirito diverso. DIscutono di cose che scelgono loro. Si autogestiscono. E questo mi pare molto formativo.
Allora, proposta: visto che le occupazioni novembrine sono a quanto pare inevitabili, mettiamole nei programmi scolastici, eventualmente scaglionate nel corso dell'anno. Una o due ore in cui professori e bidelli (?) escono da scuola e lasciano da soli gli studenti.
Si dirà che così non c'è sugo, che la protesta deve essere spontanea. Che così istituzionalizzando si disinnesca il valore delle iniziative.
Ma anche questo aspetto possiede un valore formativo: si impara che le cose ripetute mille volte diventano narcotiche.