"Dunque, madre: che cè?"
(William Shakespeare, Amleto)
L'amica E. mi racconta il suo sconforto quando, assieme ad altri suoi colleghi precari e sfruttati, ha deciso di andare da un avvocato e fare causa al comune datore di lavoro inadempiente.
Ebbene, fissato l'appuntamento e arrivato il giorno, i suoi colleghi si sono defilati. Tutti, e il giorno stesso.
Quel che succede quando si tratta di passare da rivendicare al bar i propri diritti a farli valere nelle sedi competenti.
Fin quando si tratta di scrivere "VERGOGNA!!!!!!!!!! con dieci punti esclamativi, sono tutti buoni. A leggere certi stati di facebook pare di essere perennemente alla vigilia di una rivoluzione, e molto sanguinosa.
Poi, però, quando si tratta di mobilitarsi sul serio, i Robespierre de noantri si squagliano sempre. Non si tratta nemmeno di cedere la primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie, come fece il biblico Esaù. Qui siamo alla cessione della primogenitura in cambio della promessa di un piatto di lenticchie, per giunta destinato a non arrivare mai.
Ha ragione il mio amico Davidù: impariamo non a indignarci di più.
Impariamo ad indignarci meglio.