"Se uno ha un martello, ogni cosa gli sembra un chiodo"
(Abrham Maslow)
Mi ricordo il primo gol di Adriano: al Real Madrid, in amichevole, sotto la traversa, su punizione, da una distanza che solo un genio o un pazzo potevano concepire. Poi si capì che Adriano era più pazzo che genio.
Mi ricordo quante volte rivedemmo quel gol assieme a mio figlio piccolo e quanto fantasticammo sulla prospettiva di avere un centravanti così per gli anni a venire, anni che parevano lunghissimi.
Adesso mio figlio è cresciuto, Adriano pure, diventando quasi subito un giocatore a fine carriera.
E io sono invecchiato.
Per un maschio italiano quasi niente dà il senso del tempo come il trascorrere della gloria calcistica. Giovani promesse trasformate in vecchie glorie nel giro di anni che a noi sono sembrati un soffio.
Ogni tanto qualche nome affiora come una madeleine. Kily Gonzales, Emre, Vampeta, Quaresma.
I mediocri, specialmente, le meteore più di tutti sembrano arrivare dalla preistoria. E invece sono trascorse solo poche stagioni.
Al loro confronto i mediocri di oggi sono senza sugo, perché manca loro il filtro della nostalgia che li avvolge come un'aura di gloria congetturale.
Nemmeno i mediocri sono più quelli di una volta.