"Dunque, madre: che c’è?"
(William Shakespeare, Amleto)
Questa Aida punk di Roberta Torre è imparentata con il Rocky Horror Show e rappresenta, in teoria, quel subbuglio di generi che per me rappresenta un ideale programmatico.
Il teatro italiano, di sicuro quello prodotto dai teatri Stabili, soffre gli effetti di una prolungata serie di matrimoni fra consanguinei.
A forza di scambi asfittici e coproduzioni goldoniane, è finita come nelle corti bizantine dove ci si sposava solo fra cugini per non contaminare il sangue: e proprio per questo il sangue restava contaminato.
Se il teatro italiano vuole deragliare dal binario morto dove è finito - attenzione: non salvarsi, ma deragliare e sperare di sopravvivere - deve giocare la carta della contaminazione e dello sparigliamento.
Poi si vince o si perde, questo è un altro discorso: ma almeno si gioca.