"La lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio
"
(Milan Kundera, Il libro del riso e delloblio)
Strana, la morte di uno scrittore che non scriveva da tempo. Strana, la morte di uno scrittore che aveva dato il meglio trent'anni fa.
Gabriel García Márquez era un albero che non dava più frutti. E nessuno si aspettava che dal suo lungo silenzio affiorasse un Nuovo Grande Romanzo, magari altri Cento anni di Solitudine.
Perché allora quest'ondata emotiva planetaria?
Forse siamo di fronte a una forma di lutto egocentrico. Rimpiangiamo non la grandezza di Màrquez, ma le nostre letture adolescenti, nel momento in cui ufficialmente apprendiamo che il nostro sbigottimento di fronte alle avventure del colonnello Aureliano Buendía è destinato a non tornare più.
Per i maschietti: come quando muore un centrattacco che abbiamo amato moltissimo, ma non giocava, non segnava più da tanto.
Noi lo sapevamo che non avrebbe comunque giocato, segnato più.
Ma fa male lo stesso.