"Dio non esiste e noi siamo i suoi profeti"
(Cormac McCarthy, La Strada)
Capita spesso di ripensare al famoso articolo di Sciascia intitolato "I professionisti dell'antimafia".
Un articolo sbagliato per i tempi e gli obiettivi immediati, ma che ancora oggi si dimostra attualissimo.
La tentazione è sempre quella di incasellare nella categoria i personaggi che cercano i riflettori della lotta alla mafia, e ci si piazzano sotto respingendo ogni incursione altrui.
Io sono l'antimafia, l'antimafia sono io. E chi è contro l'antimafia è oggettivamente un mafioso.
La tentazione maggiore, tuttavia, per quanto mi riguarda, non è di riscrivere quell'articolo, bensì di parafrasarlo per additare una nuova categoria che s'avanza, e s'avanza al galoppo. Una categoria opposta e però correlata a quella dei professionisti: i dilettanti dell'antimafia.
Una pletora soprattutto di artisti - cantanti, comici, pittori, scrittori, poeti - che salgono sul piedistallo della legalità. E già solo per questo considerano il talento, se non il genio, come un riconoscimento che si deve loro per la forza stessa del piedistallo su cui si sono piazzati.
Non contano l'intonazione, i tempi comici, il gusto del colore, il senso della narrazione, lo stile: conta l'impegno civile.
E provate voi a stroncare una carriera costruita sulla base dell'impegno civile.