"L'idea di invecchiare non è poi tanto male, se si considera l'alternativa"
(Maurice Chevalier)
(Ancora da Repubblica, ancora sull'estate dell'82)
Un altro evento memorabile di quell'estate è il concerto-disastro che Frank Zappa tenne, o cercò di tenere, allo stadio della Favorita il 14 luglio, tre giorni dopo la finale dei mondiali. L'organizzazione risultò molto maldestra: il palco era piazzato in modo che nessuno del pubblico potesse vedere o sentire niente. Qualche spettatore sugli spalti allora decise di scavalcare la recinzione per avvicinarsi, le forze dell'ordine intervennero lanciando lacrimogeni e il concerto andò a puttane. Di quella giornata resta tuttavia anche un reperto musicale, una canzone che Zappa scrisse proprio in seguito al soggiorno nella terra dei suoi antenati. Ascoltò una frase pronunciata da un tecnico locale, ne chiese il significato e su questa frase costruì un testo ipnotico e ossessivo: "Tengo 'na minchia tanta", [LINK] che entrò a pieno titolo nel suo repertorio.
Su tutto questo pulviscolo di cronaca campeggiano i due morti eccellenti, La Torre e Dalla Chiesa, di cui la Grande Storia si è fatta carico. A suo tempo, un paio di anni dopo i fatti, il regista Giuseppe Ferrara ha contato quei giorni torridi compresi fra fine aprile e primi di settembre, riassumendoli nel numero approssimativo di cento. "Cento giorni a Palermo", si intitola il film con Lino Ventura. Ma un film non basta, e nemmeno cento giorni bastano per contenere questa città dove la tragedia è sempre contenuta nella commedia, che è contenuta nella tragedia che è contenuta nella commedia. Eccetera.