"Non tutti lo sono, non tutti ci sono"
(Anonimo, allingresso del manicomio di Agrigento)
Forse la mutazione identitaria italiana degli ultimi 70 anni trova fondamento in un verso dell'inno nazionale.
Uno dei più controversi: "...stringiamci a coorte...".
A parte la contrazione dello "stringiamoci", per ovviare alla metrica stentata, il punto è il sostantivo "coorte", che starebbe a indicare l'unità militare basica dell'esercito romano.
Disgraziatamente la maggior parte degli italiani capisce, e scandisce, "stringiamoci a corte", contraendo non il verbo ma il sostantivo.
E travisando completamente il senso del verso.
Stringendosi a coorte si fa squadra, ci si unisce contro il nemico. Stringendosi a corte, invece, non si fa altro che cercare un contatto che consenta di vivacchiare all'ombra del potere. In sostanza, l'inno nazionale sembra esortare: trovati un amico potente, e mettiti sotto la sua protezione.
A forza di fraintendere questo passaggio dell'inno, gli italiani hanno mutato il loro codice genetico: da combattenti si sono trasformati in cortigiani parassitari.