"Fin qui tutto bene... fin qui tutto bene... fin qui tutto bene..."
(L'ottimista, precipitando dal grattacielo)
Arriva un momento in cui ci sono cose che la madre di un figlio maschio non può e non deve più aspettarsi, né chiedere. Un bacio in pubblico, ad esempio, soprattutto se davanti la scuola, quel gesto tenero di scompigliare i capelli con una carezza monella, un pizzichino sulla guancia o, peggio, prendergli istintivamente la mano prima di attraversare . Arriva un momento, allimprovviso, in cui quello che il giorno prima chiamavi cucciolo prende le distanze. E lo fa spesso senza grazia, con fastidio stizzito, uno sguardo storto, un grugnito al posto del solito sorriso, uno scarto allindietro per evitare ogni possibile contatto che contamini il suo nuovo stato. E tu ti ritrovi a chiederti come mai, comè possibile che sia accaduto così presto se è ancora UN BAMBINO. Un piccolo dolore sottile inizia a farti sentire inadeguata, sorpassata, vecchissima.. Allimprovviso, devi cambiare qualcosa ma non sai esattamente cosa, esserci senza che lui ti senta troppo,ascoltare il più possibile e parlare solo dopo aver respirato lungamente perché il più delle volte quel che dice è assurdo, provocatorio, offensivo o ti spaventa a morte. Proprio quando pensavi di aver esaurito tutta la pazienza a disposizione con le notti in bianco, le malattie esantematiche, le feste di compleanno con le animatrici, i capricci quotidiani, i perché questo e quello, le favole raccontate sino allo sfinimento, le crisi di vomito, gli incubi notturni, i compiti delle elementari, i saggi di fine anno, i bozzi e le escoriazioni da cadute e zuffe, proprio nel momento in cui stai cominciando a pensare cavolo, sta crescendo, sta diventando più autonomo, posso rilassarmi, un po di spazio anche per me, riesisto, scopri che hai solo giocato. Ti ritrovi a raschiare il fondo della pentola, a rimboccarti le maniche, ricominciare da zero. Ed è ancora più difficile, perché non hai più a che fare con un batuffolo paffuto e sorridente, automatico produttore di quantitativi esorbitanti di tenerezza tolleranza pazienza, ora hai di fronte un alieno: uno che quando chiami casa non riconosci più al telefono per la voce cavernosa che gli è venuta fuori, che quando dice mamma (anche se il più delle volte evita di farlo) spesso urla rabbioso, uno che cresce a dismisura, fa un odore diverso da quel profumo di bambino che hai respirato per anni , uno che si allunga, si allarga, si riempie di peli e brufoli. E' terribile. E comico: Angosciante, terribile, tenero e divertente. Perché lui è sempre lui, ogni tanto torna e si strofina, allunga una manona e ti accarezza, ti chiede un bacio prima di dormire (anzi, forse lo fa dormendo), un parere, persino qualcosa che somiglia ad un consiglio. Talvolta rimani strabiliata di fronte al sorriso che è sempre lo stesso, ad un'espressione che aveva da neonato ed è rimasta identica, un modo di arricciare il naso, inarcare le sopracciglia, grattarsi lorecchio se ha sonno. E sempre lui, il tuo bambino, solo che non lo vuole più detto. Babette (L'ilustrazione è di Luigi Riotta e si intitola Natura morta in fucsia)