"La felicità non si trova, la si incontra. Viaggia sempre in direzione opposta."
(Isabelle Eberhardt)
(...) Mannino era un collega del super dove lavora lei, reparto verdura. Me ne aveva parlato sempre come di uno stronzo e strano, strano e stronzo. Per cui sì: me lo ricordavo, ma mi pareva strano che da un momento allaltro, specialmente alluna di notte, spuntava questo Mannino, per cui dico: - Eh. - Sono qua con Mannino che m'ha accompagnata a casa - Dice che era un figlio di cacata ? - Che dovevo fare? Ho fatto male? Se ho fatto male dimmelo, e la chiudiamo qua. Io non capivo la chiudiamo qua che significava. Chiudiamo qua la telefonata o che? Per cui domando: - Che fatto male e fatto male? Di che male stiamo parlando? - Niente, te lo volevo dire. Questo. - E tu mi chiami a stora di notte, mi fai venire uno stinnìcchio solo per dirmi che eri con un collega tuo? - Ma non è solo questo Ci sono gli annessi e connessi Volevo chiederti il permesso di fare una certa cosa. - Cioè? Quale certa cosa? - Mannino, qua, mi chiedeva una cosa. - E cioè? - Come te lo spiego? Ti ricordi tutti i discorsi che facciamo? Di fare cose di qua e di là ? Che fra di noi cè un rapporto così e così - Che c'entrano ora sti discorsi? - C'entrano. - Centrano? - Centrano. Qua bisogna immaginarsi una pausa bella lunga perché è a questo punto che ho capito un pochettino meglio che cosa stava succedendo. Poi mi ripiglio e faccio: - E insomma, che cosa vuole questo Comesichiama? E qua lei: silenzio. Poi: - Vuole che ci faccio una cosa. (III, segue) (La foto è di Fabio Gambina)