"Non tutti lo sono, non tutti ci sono"
(Anonimo, allingresso del manicomio di Agrigento)
(...) Così mi disse: vuole che ci faccio una cosa. Né più, né meno. Di modo che io che cosera questa cosa lo capivo benissimo. O quella, o qualcuna che ci somigliava. Sentendo che ero rimasto senza parole, MariAntonia mi fa: - Scusa la bruschezza, ma si vede che la testa mi gira: prima di venire a casa siamo stati al bar - Ma che stai, scherzando? - No, giuro. - Scusa, dove siete? - In stanza da pranzo. Non voglio però che t'arrabbi. Mannino è stato gentile, m'ha accompagnata e io l'ho invitato a salire un minuto. Niente di male. Io che ne sapevo? Ora spuntò sta novità e appunto volevo chiederti prima il permesso. Ti ricordi quando dici sempre che l'importante è la sincerità? Allora, tanto per ricapitolare: cera mia moglie dall'altra parte del telefono che mi chiedeva se poteva fare una cosa a un collega suo. Conoscendola, capivo che era una cosa di quelle fatte più per fare piacere a lui che per fare piacere a lei. Non so se rendo lidea. A parte questo, non ci capivo niente, e quel poco che capivo non mi piaceva proprio. Ma cerco di mantenermi calmo. Dico: - Spiegami meglio la situazione. Che cosa state facendo? Che siete, a letto? - No, no. Sul divano. Siamo vestiti, non ti preoccupare. - Non mi preoccupo. Ma che state facendo? - Niente. Finora l'ho solo toccato un pochetto. - Un pochetto. - Eh. Ho capito che ci teneva e vabbe, passi. Ma se non sei d'accordo ci salutiamo qua e buonanotte. Siccome questa però era una situazione che noialtri ce l'eravamo sempre immaginata... Dico: di farlo con un altro... (IV, segue) (La foto è di Fabio Gambina)