"Quand s'eri giuin spustavi i mudand per truà i ciapp, adess che sunt vecc, sposti i ciapp per truà i mudand"
(Proverbio lombardo)
Lattraversamento dello stretto al crepuscolo è unesperienza quasi mistica. Ci si prepara in silenzio. Alcuni degli ospiti si vanno persino a vestire, come per una occasione particolare. In silenzio si aspetta di passare capo Peloro per immergersi nel flusso della storia. Passando fra Scilla e Cariddi si ripete lesperienza di migliaia di imbarcazioni prima di noi, ed è come un rito. Si scorge subito una linea di mare che è diverso. Quasi un confine da passare. Il mare, che si è mantenuto calmo per tutta la giornata e ancora è calmo cinquanta metri più in là, qui si spezza. Le onde si alzano e si frangono come se ci fossero degli scogli affioranti, si formano piccoli gorghi che subito spariscono. Ma è una agitazione enigmatica: non cè un senso della corrente, ma sono due correnti che vengono a scontrarsi proprio qui. È come se il mare, nella confusione dello scontro, avesse smarrito il suo senso di marcia. A bordo, per tutto il tempo del passaggio, nessuno apre bocca. Alla fine, quasi con sorpresa, si può dire che non sia successo niente. Non siamo stati inghiottiti dai vortici, né sbattuti sulla costa. Abbiamo molto semplicemente attraversato il mito.