IL-COMPLOTTO-DEI-MESSAGGIATORI-SERIALI

(Oggi sull'Unità) Io non sono un luddista, giuro. Non sono di quelli che si inalberano di fronte a ogni nuovo ritrovato tecnologico. Non sono manco di quelli che odiano le festività per partito preso, che si credono minoranza essendo invece, probabilmente, stragrande maggioranza. Quelli per cui Natale e Capodanno rappresentano le date più depressive del calendario. Ma è dalla combinazione fra tecnologia e feste di fine anno che scaturisce una piaga esistenziale: l’sms di auguri ciclostilato, grazie al quale con un semplice click chiunque può riuscire ad ammorbare la giornata a un numero altissimo di persone. Sono sempre di più, e possiedono solo un’arma: ma micidiale. Sono i messaggiatori seriali, la cui missione consiste nel moltiplicare la banalità del mondo. Parlo per me: l’sms ciclostilato mi mette in agitazione, perché sento il dovere di rispondere a quelli di Natale, ma a Capodanno arrivo ogni volta esausto, non sono più in grado di rispondere a nessuno, e il senso di colpa mi pervade. Capisco che non posso farcela e allora comincio a non rispondere più nemmeno agli auguri “espressi”, quelli mandati da amici che almeno hanno fatto lo sforzo di mettere il mio nome di battesimo nel corpo del messaggio. A quel punto anche loro finiscono nel mazzo degli auguri inevasi. Una forma di annientamento dell’Io Cordiale che coinvolge tutto e tutti, indistintamente. I messaggini augurali più enigmatici sono quelli anonimi, che risultano quasi minatori. Di fronte a quelli io rimango a macerarmi per ore. Qualcuno possiede il mio numero senza che io abbia il suo. Potrebbe essere chiunque e potrebbe farmi qualsiasi cosa. Nell’incertezza, temendo di fare danno, non rispondo nemmeno “chi sei?”, e anzi mi chiudo ancora in più in un circolo vizioso di misantropia crescente. A contribuire al mio annichilimento è il pensiero dei milioni e milioni di sms ciclostilati che si incrociano nell’etere in queste ore. Oltre che ai milioni di euro che le compagnie telefoniche riescono a lucrarci sopra. Siccome certe cose non succedono mai per caso, mi son fatto l’idea che dietro tutto questo spreco di ovvietà ci sia un complotto delle grandi multinazionali della telecomunicazione. Una decina di anni fa deve essere stato creato artificialmente un ur-messaggino augurale. Un prototipo, probabilmente confezionato in un laboratorio segreto riconducibile all’ufficio marketing del signor Tim o del signor Vodafone, e immesso successivamente nel circolo della società civile come una specie di virus contagiosissimo, che da allora viaggia e rimbalza da un cellulare all’altro, in una vertigine di sms tutti uguali, dai quali non esiste scampo, nemmeno nell’ironia. Me n’è arrivato uno che diceva: “Anche se questo potrebbe sembrare il solito messaggio di auguri inviato a tutta la rubrica, ti assicuro che non è così! Questo è solo per te mio/a caro/a amico/a o collega o parente e alla tua eventuale famiglia! Buon Anno!”. Mi è sembrato sufficientemente spiritoso da riciclarlo a mia volta mandandolo a un amico, e lui mi ha risposto che già lo conosceva. Lì ho capito che era veramente finita. In quel momento ho capito che anch’io ero rimasto contagiato.



Roberto Alajmo | 31/12/2008 | Letto [2607] volte

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