NICOLE-KIDMAN

Da Arthur Miller (e Marilyn Monroe) a Salman Rushdie (e …), giù fino ad Andrea De Carlo (ed Eleonora Giorgi). Succede agli scrittori di innamorarsi delle attrici. E, più raramente, viceversa. Quando succede, il risultato è una coppia succulenta, dai mille risvolti di pubblica maldicenza. Che ci vede lei in uno come lui? Che ci vede lui in una come lei? Sarà lui che s'è rimbecillito, o lei che forse è meno scema di quanto sembri? Il terreno è insidioso. Per questo chiedere a una serie di scrittori di recensire altrettante attrici è un invito a trasgredire una delle regole fondanti di questa rivista. Quella secondo cui il recensore non deve nascondere conflitti di interesse o coinvolgimenti che riguardino l'oggetto della recensione. Gli innamorati tendono ad assolvere l'oggetto della propria passione. Allora non c'è da meravigliarsi se le recensioni somiglieranno ad altrettante lettere d'amore, se i panegirici risulteranno più numerosi delle stroncature. Forse un'attenuante può consistere nel mettere le mani avanti e ammettere i propri sentimenti, di modo che il lettore possa fare la tara agli eccessi d'entusiasmo. La carne di chi scrive è debole. Per dire: quando Nicole Kidman s'è messa con Tom Cruise, e poi l'ha sposato, io l'ho perdonata. Anche adesso che, alle vigilia di nuove nozze, dichiara di essere ancora un po' innamorata di lui, io tendo a liquidare l'incongruenza con un sorriso condiscendente. La ragazza dovrà pure avere qualche difetto. Personalmente, posso dire di conoscerla fin dal suo debutto internazionale, in "Ore 10, calma piatta". A parte la bellezza abbagliante e i capelli che allora portava decisamente rossi e mossi, aveva già messo a punto la sua tecnica di aprire leggermente le labbra per esprimere lo spiazzamento erotico. In quel film era presa fra due fuochi maschili, e malgrado la pellicola fosse tutt'altro che spregevole, alla fine la cosa che rimaneva più impressa era la sua disarmata determinazione. Il modo malizioso di dischiudere le labbra e questa disarmata determinazione sono le due costanti dei personaggi interpretati da Nicole Kidman. Dal matrimonio in poi la sua carriera si è sovrapposta a quella del già citato marito, ma senza che l'una facesse ombra a quella dell'altro, anzi: traendone beneficio reciproco. Dopo una serie di film di varia intensità, la consacrazione artistica è arrivata per lei col ruolo di protagonista in "Ritratto di signora", tratto da Henry James. Lì è stata la volta in cui si è capito che - messa nelle mani di un regista all'altezza, in questo caso Jane Champion - la ragazza non era per niente la bambolona che poteva sembrare. A pensarci bene il fascino di Nicole Kidman consiste proprio nello spiazzamento che provoca. Da una parte è bella, classicamente bella. Alta, pelle chiarissima, occhi azzurri, naso piccolo, bocca regolare. Tende persino a mascherare il diabolico sospetto dei capelli rossi con una tinta bionda da classica bellona qualsiasi. Il ruolo di bella-e-basta lo ha programmaticamente interpretato almeno due volte: in "Birthday Girl" e ne "La Donna perfetta". Specialmente nel secondo la mimesi era quasi assoluta. A volerla giudicare solo sulla base di questo genere di ruoli, ci si potrebbe concedere il sollievo di liquidarla come attrice bella e vacua come ce ne sono tante. Tuttavia la sua carriera è caratterizzata da un'alternanza di ruoli alimentari in film superficiali e altre interpretazioni di alto livello in pellicole d'autore. Da "Batman Forever" a "Moulin Rouge". Da "Vita da Strega" a "The Hours". A un certo punto, per confondere le idee si è persino immischiata con quella patatona di Sandra Bullock in "Amori e incantesimi": e distinguere la recitazione delle due risultava difficile. Mimetismo quasi perfetto, quella volta lì. Ma lo fa apposta, ed è questo che fa impazzire i registi. Un paio di loro, due di quelli tosti, l'hanno messa sotto quasi come se volessero punirla per la sua bellezza. Un po' come Hitchcock puniva le sue bionde con gli occhi azzurri. Il set di "Dogville" dev'essere stato duro, per lei. Lars Von Triers l'ha proprio fisicamente spremuta. E prima ancora c'era stato il tormento di "Eyes Wide Shut". Prima o poi bisognerà scrivere un romanzo sul triangolo fra lei, Tom Cruise e Stanley Kubrick. Oppure un film sul film. Trama: un maturo regista, sentendosi vicino alla morte, decide di sequestrare la coppia più bella di Hollywood per realizzare la sua opera testamentaria. Li tiene sulla corda per mesi e mesi, scardina le loro vite e li costringe a sottostare ai propri voleri. In realtà, della coppia al regista interessa soprattutto lei. È lei la donna ideale che il regista vorrebbe castigare proprio per la sua sfrontata perfezione. È lei che rappresenta la provocazione di Eros di fronte a Thanathos, ossia di fronte al destino che aspetta il regista. Al marito viene lasciata la patetica soddisfazione di essere protagonista del film, e la vera crudeltà consiste nell'abbandonarlo in balia dei suoi primi piani. Non per nulla l'opera decolla nella parte della festa-orgia, quando a Tom Cruise viene fatta indossare una maschera. Mentre il marito si arrabatta per cercare di essere all'altezza, alla moglie Kubrick riserva un ruolo più defilato e intenso, in modo che possa tenerla il più possibile vicino a sé. Alla fine il regista muore e la coppia, che nel film si riconcilia, nella realtà finisce per spezzarsi. La scena indimenticabile è quella in cui Nicole Kidman è inquadrata di spalle, davanti allo specchio, leggermente dal basso. Nuda. Da lì si capisce che recita meglio lei col culo che Tom Cruise col bel faccino che si ritrova. Giudizio: **** Luogo e data di nascita: Honolulu, 20 giugno 1967. Il padre australiano era alle Hawaii per lavoro. Mariti: uno, Tom Cruise, dal 1991 al 2000. Figli: due, adottati. Filmografia ragionata: "Ore 10, calma piatta" (1989) di Phillip Noyce, un sole "Cuori Ribelli" (1992) di Ron Howard, un ombrello "Ritratto di Signora" (1994) di Jane Champion, tre soli "Da morire" (1995) di Gus Van Sant, un sole "Batman Forever" (1995) di Joel Schumacher, due ombrelli "Eyes Wide Shut" (1999) di Stanley Kubrick, un sole "Birthday Girl" (2001) di Jez Butterworth, un sole "Moulin Rouge" (2001) di Baz Luhrmann, golden globe come migliore attrice, tre soli. "The Others" (2001) di Alejandro Amenabar, tre soli "The Hours" (2002) di Stephen Daldry, nomination all'Oscar come migliore attrice , due soli. "Dogville" (2003) di Lars Von Triers, mezzo sole e mezzo ombrello "La donna perfetta" (2004) di Frank Oz, tre ombrelli "Vita da strega - Bewitched", (2005) di Nora Ephron, due ombrelli "The Interpreter" (2005) di Sydney Pollack, un ombrello. Nota alla filmografia: Mai due film con lo stesso regista. Qualcosa vorrà dire.


Roberto Alajmo | 01/05/2007 | Letto [10508] volte

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