"Quand s'eri giuin spustavi i mudand per truà i ciapp, adess che sunt vecc, sposti i ciapp per truà i mudand"
(Proverbio lombardo)
Funziona così: esiste un organismo che si chiama International Federation of Competitive Eaters (IFCE), che è un po' come la Federazione di Atletica o il Comitato Olimpico Internazionale. Sotto la sua supervisione si svolgono diverse discipline, che nel caso dell'atletica sono il salto in alto, il lancio del martello, i cento metri, la maratona, eccetera. Più o meno allo stesso modo, la IFCE si fa garante di una serie di distinte specialità. Esiste uno Spaghetti Eaters World Championship, tornei open di bomboloni, master per mangiatori di hamburger, eccetera eccetera. Ciascuna disciplina ha le sue regole e i suoi campioni, con le migliori performance che vengono omologate e registrate nel guinness dei primati, quando è il caso.Quella che oggi si svolge a New York su un palco tricolore montato leggermente di sbieco, all'incrocio fra Grand e Baxter Street è la terza edizione dell'Annual Cannoli Eating Contest, un torneo che equivale al Campionato Mondiale dei Mangiatori di Cannoli, se si considera che difficilmente, da qualche altra parte del mondo, a qualcuno potrebbe venire in mente un'idea del genere.Cannoli è una specialità tutto sommato abbastanza recente, ma considerata altamente spettacolare. L'equivalente di ciò che per il Comitato Olimpico è il beach volley. I perfezionisti storcono il naso, perché il cannolo non è un'unità di misura uniforme, tutto dipende dalla grandezza di ciascun pezzo. Le lasagne, per dire, si pesano e sono precisamente quantificabili; il cannolo no, e dunque la IFCE è molto prudente, nell'omologazione dei record. Di queste considerazioni però il grande pubblico se ne frega, perché al grande pubblico interessa soprattutto lo spettacolo. E il cannolo è molto cremoso, tende a esplodere quando lo si addenta, schizza, gronda, sporca parecchio. È molto spettacolare.Il contesto in cui si svolge la gara ha pure un suo significato: è il periodo della festa di San Gennaro, che a Little Italy, fra processioni e gran mangiate, dura undici giorni, coinvolgendo ogni anno milioni di persone. Almeno così dicono gli organizzatori: milioni. E bisogna crederci, perché la gente è veramente tanta. Una pasticceria come "La bella Ferrara", che è sponsor unico del Cannoli Eating Contest, in questi giorni sforna circa centomila paste, fra cui ventimila cannoli. L'Intera zona si trasforma in un gran villaggio gastronomico, addirittura più di quanto già non sia durante il resto dell'anno. I locali straripano sulle strade con le rispettive bancarelle estemporanee. Si comincia a friggere e arrostire alle otto di mattina. Alle otto e mezza l'aria che si respira suscita una leggera vertigine gastrica, specie al pensiero recente della prima colazione. Alle nove però la vertigine passa, e comincia a venire una certa famuccia. Breve resistenza, e alle nove e mezza si è già finita di mangiare la prima fetta di pizza.Little Italy sono in realtà quattro strade messe in croce, Mulberry, Grand, Canal street e poco più. Il resto è stato poco a poco eroso da Chinatown, che negli anni ha preso piede ed è tuttora in continua espansione. Attraversato l'incrocio con Mott street, il paesaggio cambia radicalmente. Niente più Italia: Cina, Cina e ancora Cina. Per cercare di arginare l'invasione straniera, a Little Italy si sono aggrappati alla tradizione. O perlomeno: a quella che loro suppongono sia la tradizione italiana. Qui anche gli idranti sono dipinti di bianco rosso e verde. E le insegne dei negozi. E i festoni che in questi giorni corrono da un balcone all'altro di fronte. Salta agli occhi il desiderio animalesco di marchiare l'arredo urbano per segnare il proprio territorio. In realtà c'è un leggero sfasamento cromatico. I colori sono quelli, ma non esattamente quelli. Il rosso non è proprio rosso, il verde non è proprio verde. Persino il bianco è diverso dal bianco comunemente percepito. Una specie di manierismo naturale. Come se i colori fossero rimasti esposti alle intemperie per troppo tempo e a forza di sole, pioggia e vento avessero finito per alterarsi. Così succede pure coi nomi, e coi marchi. Anche l'idea di mettere in relazione il cannolo, un dolce siciliano, col patrono di Napoli è un'idea leggermente incongrua. Meglio sarebbe stato un torneo di sfogliatelle, o di babà. Ma comunque.Una statua di San Gennaro in stile realismo capitalista in questi giorni viene esposta fuori dalla chiesa del Most Precious Blood. Ai piedi della statua c'è una coccarda sulla quale i devoti vanno ad appiccicare le banconote da dieci dollari, come succede nei paesi per la festa del santo patrono. C'è anche il flacone di sangue che si scioglie in mezzo al delirio dei fedeli, in perfetta sincronia con la festa che si svolge a Napoli. L'altare sul quale si trova la statua è di polistirolo, però.Il Cannoli Contest è annunciato come uno degli eventi clou delle manifestazioni in onore di San Gennaro. A condurre l'evento sono due presentatori, di cui uno con paglietta in testa. Sono molto spiritosi, a giudicare dalle risate che le loro battute suscitano nel migliaio di spettatori presenti. E anche competenti, da come recitano a memoria i record di ciascun concorrente: venti cannelloni in dieci minuti! Dieci chili di spaghetti in mezz'ora! Trentasei muffin in sei minuti! Diciotto dozzine di ostriche in un quarto d'ora! In sottofondo gli altoparlanti diffondono le note di una compilation intitolata Mob Songs, le canzoni della mafia. In copertina c'è un mitra fumante. A parte la versione americana di Nel blu dipinto di blu cantata saltando da una vocale all'altra, è tutta un'alternanza di marcette e melodie, un basso continuo dal quale a intervalli emergono espressioni idiomatiche a se stanti: mamma mia, minestrone, signorina, pizzeria. Mentre i presentatori arringano la folla, le telecamere delle televisioni cercano in continuazione un tizio alto due metri e largo almeno duecento chili, con una bandana a stelle e strisce sulla testa. È il campione uscente: si chiama Ed "Cookie" Jarvis, e sul dorso del camicione nero che indossa c'è stampigliato il suo curriculum di vittorie. Una lista di almeno una trentina di titoli. È stato Pizza Eating Champion nel 2001 e, due anni dopo Zeppole Eating Champion. L'ultimo successo è di poche settimane fa: Little Italy Pasta Eating. Si tratta di una specie di Carl Lewis, un campione completo, capace di primeggiare in discipline diverse. È pure manager di se stesso, con un team che lo affianca nel corso delle sue imprese. Ha messo su anche un sito internet attraverso il quale dialoga coi tifosi.Nella categoria "Cannoli", Jarvis può vantare un record sui sei minuti - la distanza classica - che è di 21 pezzi. Ma al presentatore spiega che è anche una questione di cannoli: consistenza del ripieno, misura dei singoli pezzi, qualità complessiva. Ne parla con grande competenza tecnica, come un lanciatore parlerebbe del suo giavellotto. Lui sarebbe il favorito naturale anche oggi, ma si trova qui solo fuori concorso: di recente gli hanno riscontrato una forma di diabete, e ha dovuto annunciare il suo ritiro dalle competizioni nei settori a rischio glicemico. Dovrà limitare il suo impegno a poche competizioni ben remunerate. Meglio così, commenta: potrà concentrarsi meglio sul genere salato e portarlo a livelli di assoluta eccellenza. Il prepartita va avanti. Vengono presentati i trofei in palio. Per il secondo e terzo posto ci sono due statuine placcate in oro simil-Oscar. Il vincitore, invece, si guadagnerà un cinturone come quelli che rappresentano i titoli mondiali di pugilato, con la bandiera tricolore e delle borchie a forma di cannolicchio. Ad offrirli è Franco Angileri, un siciliano di Marsala arrivato in America 45 anni fa, che ha fatto tutto il repertorio classico dei mestieri dell'immigrato per poi aprire una sua pasticceria, in Mulberry street. Si vanta di avere importato in America la Vera Ricetta della Scorza di Cannolo, e respinge sdegnato i dubbi sulla consistenza della ricotta che viene utilizzata per riempirli a latitudini e longitudini tanto differenti da quelle siciliane. All'apparenza, come tutto il resto, anche il cannolo di Little Italy è un cannolo, ma la scorza è un po' più spessa, e la ricotta un po' più gialla. È un cannolo, indubbiamente. Ma, allo stesso tempo, non proprio un cannolo.Al microfono viene annunciato che oggi, oltre a San Gennaro, si festeggia pure il milionesimo cannolo di Franco Angileri, che a quanto pare ha tenuto una apposita contabilità nel corso di tutta la sua carriera di pasticcere. Il presentatore scandisce: One-million-cannoli! Il pubblico applaude e fischia di entusiasmo.A parlarci, poi, Angileri è un bel tipo. Quando scopre che sei paesano ti invita a prendere il caffè nel suo bar, ma poi il caffè te lo fa pagare. La sua premessa, quando capisce che di intervista si tratta, è: nessuna domanda sulla mafia, per favore. Per carità, ci mancherebbe; del resto: che c'entra la mafia coi cannoli? Ammette che di italiani a Little Italy ne sono rimasti pochini, ma non si lamenta della prevalenza dei cinesi. Dice che sono persone che lavorano molto, e che spendono di conseguenza, per nulla tirati. Mostra il triplice filare di fotografie incorniciate appese alle pareti del suo locale. Ci sono calciatori, cantanti e attori italiani che lui abbraccia sorridendo. Alcune di queste celebrità hanno uno sguardo leggermente ansioso. In quel momento, nei loro occhi si legge il dubbio di star posando per una foto assieme a uno sconosciuto che, per quanto ne sanno, potrebbe essere il capo di Cosa Nostra americana.Intanto vengono chiamati sul palco i concorrenti. Il primo si chiama Josh, e già il solo fatto che lo abbiano chiamato per primo, in palese anticlimax, significa che non è molto accreditato. In effetti ha un'aria un po' sbattutella, e gli altri partecipanti sono tutti più giovani di lui. Ognuno sale sul palco accolto da un'ovazione, portandosi dietro una borsa sportiva dalla quale estrae la propria attrezzatura: asciugamani, bicchieri di carta e una bevanda, quella che secondo lui serve a meglio far calare i cannoli nello stomaco. Chi Coca Cola, chi uno sciroppo preparato con le proprie mani, chi un liquido imprecisato, targato Dunkin' Donuts, contenuto in una specie di bidoncino color rosa. C'è l'uomo mascherato, che si è dipinto la faccia di tricolore ed è sorprendentemente magro, vista la disciplina che pratica. C'è una specie di hippie fuori tempo massimo. C'è un bassotto dal fisico atletico che a domanda risponde: per smaltire la sua performance di oggi, domani prevede di fare doppia razione di palestra. C'è pure un rapper. Si chiama Eric "Badlands" Booker, è molto grasso e prima della gara ottiene dagli organizzatori il permesso di esibirsi brevemente. Ne approfitta per presentare un album di canzoni ispirate ai due temi fondanti della sua vita: musica e colesterolo. Dopo cinque minuti di comizio ritmato, i presentatori intervengono e lo rimettono nella fila assieme agli altri sei concorrenti che sul palco stanno da diversi minuti preparandosi alla gara. Le diverse strategie si assomigliano. Stando in piedi dietro al tavolo, ognuno dispone una serie di bicchieri davanti a sé, li riempie e mette dentro ciascuno un cannolo in ammollo. I concorrenti allargano le gambe per migliorare la stabilità e trovarsi con la bocca meno distante dal tavolo. Anche pochi centimetri possono risultare decisivi. Sono momenti di meticolosa concentrazione. Pronti? Via. Comincia una frenetica catena di montaggio: una mano afferra il cannolo e lo porta alla bocca, dove bisogna anche sospingerlo e pure costringerlo a rimanere, fronteggiando i suoi tentativi di tornare all'aria aperta. Con l'altra mano, invece, bisogna gestire i cannoli in ammollo, mettercene in continuazione di nuovi stando sempre attenti che non arrivino a disfarsi completamente, diventando ingestibili. In questo caso il giudice-arbitro, che saltella vigilando alle spalle dei concorrenti, potrebbe anche non convalidarlo. Con questa tecnica, i cannoli vengono quasi predigeriti prima ancora di entrare in bocca. Il trattamento li riduce a una fanghiglia lattiginosa che finisce sulle barbe, sugli occhi dei concorrenti, sulle magliette dello sponsor che indossano. Qualche schizzo finisce sugli spettatori delle prime file, che moltiplicano le grida e i fischi di incoraggiamento. Ogni atleta ha i suoi supporter che non mancano di farsi sentire. Per chi non è spettatore abituale, invece, al divertimento subentra una specie di estraniamento. Succede quel che succede per il baseball: difficile cercare di capire chi è in vantaggio. Come per il baseball: difficile stabilire anche solo cosa stia succedendo, precisamente. In realtà somiglia a una specie di orgia senza sesso. Di sicuro c'è che il campione il vecchio Josh è in difficoltà, completamente bollito. Mangia catatonicamente un cannolo dopo l'altro quasi senza farli ammorbidire. La sua tecnica è datata. Lancia sguardi che arrancano dietro al ritmo degli altri concorrenti. Pare Zaccheroni durante le sue ultime uscite sulla panchina dell'Inter. L'impressione è che oggi si stia marcando il tramonto di un'epoca. Gli altri sono aggressivi e competenti, non si affidano solo alla capienza ventrale. E questo per lui aggiunge malessere a malessere. Josh dà l'impressione di stare sempre peggio. Per fortuna c'è un medico in divisa, pronto a intervenire, subito giù dal palco.Stop. I sei minuti sono passati. Un rapido controllo ulteriore e sì: ha vinto "Badlands" Booker, il rapper soprappeso, con sedici cannoli e mezzo. Non è record, ma rappresenta lo stesso un buon risultato. Secondo è quel mingherlino dell'uomo mascherato. Per il terzo posto - sorpresa! - fra l'hippie e il palestrato c'è una situazione di perfetta parità. Bisogna andare allo spareggio. Una manciata di secondi supplementari, che si trasformano in un duello secco, molto spettacolare. Allo scadere del tempo bisogna spalancare la bocca grondante di ricotta e mostrarla all'arbitro e al pubblico per provare di aver completato la masticazione. Per assegnare il terzo posto servono tre spareggi, alla fine dei quali i contendenti hanno mangiato ventidue cannoli ciascuno. Twenty-two-cannoli! Ovazione generale e apoteosi del vincitore, che viene conteso dalle telecamere. Booker si pavoneggia, cerca di fare entrare la copertina del suo cd nell'inquadratura televisiva. Da vero sbruffone, risponde alle interviste sbocconcellando ancora un cannolo, mostrando quanto la cintura del vincitore sia troppo piccola per il suo girovita. Alla fin fine non è sicuro che uno spettacolo così cruento sia servito a fare pubblicità alla bontà del cannolo siciliano. Ne sono rimasti una cinquantina di pezzi, suddivisi su un paio di vassoi. Mentre i campioni si allontanano, alcuni spettatori si azzardano a farsi sotto e assaggiarne qualcuno, ma danno un morso e lasciano lì il resto. Il trionfo dello spreco. Mentre il palco viene sgomberato dai suoi arredi arriva un facchino, afferra i vassoi che contengono i cannoli superstiti, e sic transit gloria mundi va a buttarli in un contenitore di rifiuti poco lontano.