"Questo tizio sembra un idiota corrotto, si comporta da idiota corrotto, ma non lasciatevi ingannare: è davvero un idiota corrotto"
(Groucho Marx)
(Oggi sull'Unità)
Esiste qualcosa di più sacro di un luogo sacro: un luogo sacro dove ancora nessuno sia mai penetrato prima. Succede al tramonto nei pressi di Tusa, in cima a uno sperone di collina di quelli che scandiscono la costa fra Cefalù e Messina. Qui Mauro Staccioli ha costruito la sua Piramide, un monumento di acciaio Corten alto trenta metri. Staccioli lha immaginata, ma dietro cè la committenza creativa di Antonio Presti, il matto benigno cui si deve Fiumara dArte, la vallata costellata di opere contemporanee che corre proprio qui sotto.
Bisogna venirci al tramonto, quando il color ruggine si accende di rosso. Bisogna approssimarsi in silenzio, in modo da poter godere al meglio la dote sonora della costruzione: dopo una giornata trascorsa ad arroventarsi al sole, quando la temperatura si abbassa, le giunture dellacciaio rilasciano dei boati che incutono timore.
È un luogo rituale. Non si sa di che rito, ma rituale. Man mano che il sole va calando bisogna girarci attorno, entrarci dentro, percuoterne le pareti per ricavarne altre sonorità. Nel frattempo il sole è tramontato e la luna sorge dal lato opposto. Ad ogni momento la luce è diversa, sempre più spessa. Arriva un momento in cui il visitatore perde la sua ombra, proprio mentre sul mare le correnti diventano visibili come una scrittura misteriosa. È un momento breve di smarrimento, perché dopo qualche minuto lombra ritorna, e stavolta lunare, restituendo alla figura umana una consistenza, per quanto fantasmatica.
Sulla strada del ritorno ogni parola pronunciata suona come un piccolo sacrilegio.
La piramide di Presti e Staccioli non è ancora completa, verrà inaugurata nella prossima primavera. Manca ancora la punta. E quando alla fine verrà collocata in cima questo diventerà un luogo dove venire apposta, da lontano, solo per lasciarsene suggestionare.