""In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato sulla vita: si va avanti".
(Robert Frost)
"
()
Fin dal programma di sala, quelli dellOrchestra di Piazza Vittorio sembrano preoccupati che il loro Flauto Magico possa essere giudicato blasfemo da un ipotetico Tribunale dei Mozartiani Ortodossi.
E in effetti chi è abituato alla prosopopea di Mozart come viene abitualmente eseguito nei teatri lirici e nelle sale da concerto può rimanere spiazzato. Dura solo 80 minuti. Niente intervallo. Nessuna traccia di tutta limbottitura massonica. Louverture è alla fine. Il duetto Pa-pa-pa si trasforma in un ménage a trois fra Papageno, Tamino e Pamina. Sarastro e la Regina della Notte alla fine vanno a vivere assieme. Per non dire che la melodia di Mozart è quasi interamente sovrapposta da ritmi di Reggae, Mambo, Rap e dio sa che altro.
Dopodiché il pubblico alla fine è tutto allimpiedi che canta e batte le mani, trattenendo a stento la voglia di ballare sotto il palco. Effetto della gioia che sprigiona da unorchestra formata da musicisti provenienti da tutto il mondo il mondo concentrato e contaminato di un quartiere multirazziale di Roma.
Non è Mozart, ma quanto di più mozartiano abbia mai ascoltato. Completamente centrifugato dalle scorie dellaccademia.
Se poi viene nostalgia delloriginale, cè da considerare che questa trasposizione non è stata ricavata col pennarello indelebile direttamente sulla partitura autografa di Mozart: quella è sempre intatta, a disposizione di chi voglia rappresentarla nella abituale versione da museo.