"Il razzismo è come il culo: puoi vedere quello degli altri, ma non il tuo"
(Ascanio Celestini)
(Oggi su Magazine)
lapocalisse ha preso forma di inondazione, come un beffardo contrappasso sulle stesse terre già messe in ginocchio dalla mancanza dacqua.
Fiumi di fango e spazzatura hanno ripreso a correre sul letto di fiumare prosciugate, trasformate in discariche o strade, immaginando che la siccità sarebbe durata per sempre: e nella devastante convinzione che per sempre coincida con larco di tempo della nostra esistenza. Dopo, chi se ne frega.
Certe volte, però, per sempre finisce presto, e dura meno ancora della nostra aspettativa di vita. La nostra eternità provvisoria è fragilissima. Basta una pioggia autunnale per trasformare la spensieratezza in tragedia.
Ma non è nemmeno una tragedia a poter scuotere la famosa rassegnazione delle popolazioni meridionali. Luomo che ha perso tutto siede idealmente sulla riva del fiume e aspetta che passi la piena, secondo la nota prescrizione proverbiale: calati junco. Da domani ricomincerà a costruire i suoi castelli di sabbia, e di nuovo fin dentro il fiume. Nella smemorata convinzione che durino per sempre.