"Dunque, madre: che cè?"
(William Shakespeare, Amleto)
Domani, martedì 22 ottobre, prendo servizio al teatro Stabile di Palermo. Un'avventura che comincia, e vorrei avere attorno gli amici. L'appuntamento è per le nove del mattino in via Roma, davanti al teatro. Entriamo tutti assieme, artisti, spettatori, cittadini, e parliamo del futuro di questo teatro. Quel che segue l'ho scritto alcuni anni fa, e c'entra con la mia idea del teatro).
Più che sullattualità di Pirandello, bisognerebbe interrogarsi sulla miracolosa sopravvivenza di Pirandello allattualità. Cioè: su come ha fatto un autore, seppure grande, a sopravvivere alluso che ne è stato fatto nei teatri italiani.
Esiste un termine pirandellata, coniato forse da Proietti per un suo spettacolo - che rende bene lidea del genere di operazioni contundenti che coi suoi testi teatrali sono state perpetrate dal teatro nazionale. E questo da almeno sessantanni a questa parte, vale a dire da sempre.
Dicesi pi-randellata la messinscena declamatoria di un testo che risulti gratificante per la vanità di regista e attori e punitiva per la totalità del pubblico. Pubblico che si sente in dovere di andare a teatro e ci va per forza di inerzia, convinto più o meno consapevolmente di poter così espiare la colpa di essere borghese, colto e contemporaneo. Si va in teatro a vedere una pirandellata al solo scopo - o comunque: col solo effetto - di riceverla in testa e uscirne tramortiti ma felici per aver fatto il proprio dovere.
A questo punto delle cose, solo una moratoria dei testi teatrali pirandelliani potrebbe salvare gli stessi dal progressivo svilimento. Svilimento per consunzione. Eppure, paradossalmente, rimane intatta la carica potenziale delle sue opere.
E dunque, come se ne esce? Forse riprendendo a fare i conti con il Pirandello più trascurato, quello che la borghesia colta italiana ha voluto dimenticare per relegare le celebrazioni pirandelliane alla sola sfera teatrale. Alle pirandellate, appunto.
A forza di pirandellate sono stati dimenticati i romanzi e i racconti, le opere in cui lintelligenza dello scrittore agrigentino si misura con quella del lettore senza mediazioni, senza ricatti pubblici o mondani. Nelle opere narrative, Pirandello è nudo di fronte allocchio del lettore, se ne fa scrutare senza intermediazioni registiche o attoriali, senza lenti deformanti.
È qui che ciascuno potrà trovare - o non trovare, alla fin fine: ma dopo averlo cercato personalmente il genio dellautore che, almeno in Italia, ha saputo ragionare più implacabilmente sui rovelli delluomo contemporaneo.