"Questo tizio sembra un idiota corrotto, si comporta da idiota corrotto, ma non lasciatevi ingannare: è davvero un idiota corrotto"
(Groucho Marx)
Piango al cinema abbastanza di frequente, praticamente mai leggendo un libro.
Leggo spesso libri commoventi, ma la commozione rimane sempre come avvolta nel cellofan. Di un romanzo apprezzo la struttura, lo stile, persino la densità dei sentimenti. Ma non riesco a piangerne pienamente. Mi sentirei persino sciocco.
Non credo che sia per un eccesso di consapevolezza tecnicistica, che cioè, conoscendone più a fondo i meccanismi, di fronte alla finzione letteraria mi si blocchino le ghiandole lacrimali.
Penso piuttosto che sia una questione di credulità. Per credere veramente a una finzione io ho bisogno di condividerla con qualcun altro. Ho bisogno che in sala ci sia almeno un altro spettatore. Inconsciamente faccio un ragionamento: se anche questaltra persona ci crede, devessere pressappoco vero. Allora sì che posso lasciarmi andare al pianto.
Peccato che la lettura sia un piacere solitario. E algido, in questo senso.