L'ARTE-DI-FARSI-DEL-MALE

Esiste un equivalente letterario della scena classica in cui l’eroe di un film si estrae dalla spalla una freccia e ricuce la ferita dandosi dei punti con le sue stesse mani.
È un genere raro e doloroso, che ha un prototipo recente ne “I miei luoghi oscuri”, il libro attorno al quale James Ellroy ha girato per anni, scrivendone alcuni molto simili, fin quando è riuscito a scrivere proprio quello.
Un libro del genere ha scritto Emmanuel Carrére, l’autore del già formidabile “L’avversario”. Adesso, in “La vita come un romanzo russo” affonda il bisturi nella sua stessa carne e nella carne della sua carne. Fissa lo sguardo dentro la ferita, ci rigira dentro la lama del coltello senza risparmiarsi niente, facendo del male a sé e agli altri.
Con l’aggravante, rispetto all’eroe del film, di farlo mentre è sdraiato sul marmo di un teatro anatomico al quale si affaccia la folla dei suoi lettori.



Roberto Alajmo | 14/11/2009 | Letto [1685] volte

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