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L'ARTE DELLO SCOOP

Visto che Antonio Maria Di Fresco avuto la bontà di citarlo nel libro rievocativo della storia della Rai siciliana, mi fa piacere raccontare la vera storia del mio primo scoop giornalistico.
Si tratta del pianto di Salvo Randone utraottantenne, in lacrime per le ristrettezze economiche che alla sua età lo costringevano a recitare ancora. Un documento toccante, al limite dell’osceno: una persona anziana che piange dovrebbe essere oscurata al pari delle immagini che riguardano i minorenni.
In realtà, andò così. Era forse il mio primo servizio per la televisione, e mandarono me perché di quella conferenza stampa del “solito” Randone non gliene fregava niente a nessuno, a priori.
Sennonché improvvisamente, mentre parla di “Pensaci, Giacomino”, Randone scoppia a piangere e tira fuori tutto, in un fiotto di disperazione.
L’unica telecamera presente era quella della Rai, e io mi ritrovai a gestire quella scena senza minimamente essermela meritata, in preda pure a un leggero panico. L’unico mio intervento giornalistico fu una breve trattativa, perché Randone non voleva parlare al microfono. Trattativa fallita: difatti il microfono manco c’è.
Insomma, ero lì e basta.
Allo stesso tempo fu una lezione, per il sottoscritto. Capii come funzionano spesso le sorti professionali: a culo.
Non solo a culo, per la verità, mi resi conto dopo qualche anno. Ma questo è un altro discorso.

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Roberto Alajmo | 02/01/2010

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