CHI E' IL PIU' BELLO DEL REAME?
La linea non cambia. E non cera da dubitarne, conoscendo la fermezza monolitica dei vertici del Pd. Nella reazione di Bersani cè tutto. Cè intanto lattitudine consolidata a confrontarsi con il proprio ombelico. Col proprio specchio. Con la ristretta cerchia della propria famiglia, come massimo orizzonte plausibile. Fuori dal sacro recinto degli uffici di partito non esiste nessun dato reale che valga la pena di essere preso in considerazione.
Non è la prima volta che le urne danno un segnale forte e chiaro: la Borsellino in Sicilia, Renzi a Firenze, per limitarsi alle primarie. Non si vince facendo somma algebrica di sigle di partito. Si vince regalando un sogno. Non si vince convertendo lirrimediabile fascismo italiano. Si vince convincendo almeno una quota del quarantacinque per cento di elettori che non va più a votare perché tanto sono tutti uguali. No: non sono tutti uguali. Vendola, per esempio, è diverso. È proprio la sua diversità che ha entusiasmato il popolo delle primarie. Specialmente se contrapposta alla minestra dospedale rappresentata da Boccia, che pur essendo giovane pare il nonno di se stesso.
Gli elettori del Pd sono andati avanti per troppo tempo a forza di minestrine. Se la prospettiva è di morire in un letto dospedale, preferiscono farlo alla grande, durante un banchetto, o facendo lamore anche contro le indicazioni del medico. Ma tanto: la linea non cambia. Nella tonalità sovietica di questa espressione cè anche la disperazione di quanti vorrebbero, disperatamente vorrebbero votare per questo disgraziato partito. Avversi al cosiddetto popolo della cosiddetta liberta, insofferenti della demagogia dipietrista, estranei al furbettismo di Casini, orfani di speranza. Alla ricerca disperata di un sogno in cui credere. Qualsiasi sogno.
Viene da chiedersi quale fondo bisogna toccare prima che vengano intaccate le certezze dei burocrati di partito. Fissiamo una percentuale elettorale: sotto il venticinque? Sotto il venti? Decidano pure: purché si possa individuare un punto oltre il quale lo specchio di casa Bersani vada in pezzi.