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LO SPETTATORE POLITICAMENTE SCORRETTO

“Amabili resti” è un film molto così così. Forse la colpa è un po’ di Stanley Tucci, che fa la parte del supercattivo. Non che non sia come al solito bravissimo. Ma appena lo spettatore italiano si rende conto che con quei baffi è identico a Massimo Lopez, tutto il film perde di credibilità.
Non varrebbe la pena di parlarne se non fosse che c’è un momento, dopo venti minuti di film, in cui il supercattivo sta per essere scoperto. E malgrado sia palesemente uno stronzo, tu spettatore fai il tifo per lui. Speri che il poliziotto non lo scopra.
E questo è difficile da spiegare al lume della civiltà e del buonsenso. Normalmente nella vita uno spera che il colpevole venga punito, che il bene trionfi, eccetera.
Invece capita il contrario. Né è una cosa tanto rara, al cinema, in televisione, in letteratura: si sta dalla parte del male.
Il motivo è semplice: se il supercattivo si fa scoprire dopo venti minuti, il film è finito. In realtà lo spettatore non sta dalla sua parte. E non ritiene tanto importante nemmeno stare dalla parte della vittima.
È della storia che gli importa. È la storia che conta. Lo spettatore sta sempre dalla parte della storia.

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Roberto Alajmo | 18/02/2010

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