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SONO FRA NOI

(Oggi su Repubblica)
Nell’”Invasione degli Ultracorpi”, di Don Siegel, gli alieni decidevano di impadronirsi del pianeta terra, e lo facevano con una specie di sistema omeopatico. Piazzavano nelle case dei terrestri dei grossi baccelli nascosti in cantina, oppure sotto il letto. Poco alla volta, all’interno del baccello si sviluppava una creatura vivente che succhiava le sembianze da uno degli abitanti della casa. In capo a qualche giorno il baccello si schiudeva e ciascun clone andava a rimpiazzare il suo modello terrestre. Quindi il marito si trovava accanto una moglie che non era veramente sua moglie, anche se fisicamente identica in tutto e per tutto. L’unico sintomo era una certa fissità nello sguardo, spia di una mancanza di sentimenti che non sembrava umana: e difatti.
Di questo film degli anni Cinquanta sono stati realizzati poi almeno un paio di remake. L’ultimo è una variante al passo coi tempi, una specie di Reality Show ambientato nella nostra regione. Gli extraterrestri hanno invaso il pianeta Sicilia con lo stesso sistema. Hanno piazzato nelle case dei baccelloni che si sono dischiusi lasciando che degli intrusi man mano sostituissero i nostri familiari, gli amici, i conoscenti, i colleghi di lavoro. Gli amministratori politici. I dirigenti. Gli uomini d’affari. Gli imprenditori.
L’arresto di Giuseppe Liga, architetto, con l’accusa di essere un capomafia, rappresenta lo smascheramento di uno di questi extraterrestri e pure il sintomo di un processo in atto da tempo. Quando arrestavano i Totò Riina era a cuor leggero che la buona borghesia poteva accogliere la notizia. Difficilmente capitava di incrociare Bernardo Provenzano nella vita di tutti i giorni, a meno di frequentare ovili di campagna.
La mutazione recente rappresenta una svolta che coinvolge una fascia di popolazione che fino a qualche tempo fa si illudeva di essere esonerata. Se si escludono commercianti e imprenditori, il ceto medio siciliano poteva benissimo far finta di niente. Non che la mafia non esistesse: ma forse si poteva vivere indipendentemente da essa. Un sollievo che riguardava tutta la borghesia delle professioni, almeno. Mettere la testa sotto la sabbia era un atteggiamento autoassolutorio, oltre che molto comodo.
Certo, in passato era stato scoperto il coinvolgimento di qualche medico, e persino nella mafia più arcaica si possono trovare esempi. Allo stesso modo pure qualche avvocato aveva deciso di oltrepassare la linea di demarcazione della legalità. Ma la qualifica di architetto, quella all’apparenza più innocua, segna un punto di non ritorno. Da oggi in poi nessuno può credere di essere esonerato dal fare i conti con Cosa Nostra.
Giuseppe Liga si era trovato un baccello parecchio comodo per infiltrarsi nella società siciliana. Il Movimento Cristiano dei Lavoratori. Chi di noi può non dirsi cristiano? Chi non è un lavoratore? Sembrava proprio uno di noi. Se non fosse stato per quello sguardo così vitreo…
Nel romanzo “La strada” Cormac McCarthy racconta il viaggio di un padre assieme al figlio. A un certo punto il bambino domanda: Siamo ancora noi i buoni, papà? E il padre risponde: Sì, siamo ancora noi.
C’è da chiedersi fino a quando, però.

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Roberto Alajmo | 24/03/2010

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