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UNA GOCCIA NELL'OCEANO DELLA MUNNIZZA (1)

(Da Repubblica)
Ti era successo qualche mese fa. E poi una settimana fa. Ieri ti è successo di nuovo, per cui non è un caso. È una pulsione ricorrente: e ricorrente sempre più spesso. Era un giorno come un altro, stavi solo passeggiando, niente lasciava pensare che potesse succedere. Proprio a te, poi, che a certe cose stai sempre così attento. Tu che sei una personcina così ammodo.
Insomma è andata così: un gelato, un fazzolettino di carta, e nessun cestino a vista d’occhio. Poi un cestino l’hai trovato, ma era strapieno. Hai provato con due dita a farci entrare anche il tuo fazzolettino di carta – che schifo – e comunque non c’è stato verso. Troppo pieno. Allora hai fatto quello che ti ha fatto stare così male, quel che fino a qualche tempo fa mai avresti pensato di poter fare.
Hai gettato il fazzolettino per terra.
Il fazzolettino. Per terra. Gettato. E quel che stenti a credere: da te.
Lì per lì ti è sembrato quasi naturale. È stata una frazione di secondo durante la quale il tuo cervello ha pensato che una cartaccia in più sul marciapiede non avrebbe fatto tanta differenza. Un pensiero che non condividi, certo. Ma in quel momento non ti guardava nessuno, persino la tua coscienza era distratta.
Ce ne erano già tanti, e tu hai aggiunto il tuo. A guardarlo per terra era un fazzolettino accartocciato come gli altri, nessuno avrebbe potuto distinguerlo; e come tuo, per giunta. Ce n’erano talmente tanti che per un attimo hai chiuso gli occhi – pensando: che ho fatto? – e quando li hai riaperti neppure tu riuscivi a distinguerlo dagli altri. Era andato a unirsi e confondersi col grande oceano di munnizza che prima o poi raggiungerà una massa critica sufficiente a seppellire l’intera città.
Insomma, nessuno ti aveva visto, la stessa arma del delitto era scomparsa come una goccia nel mare. Nessuno poteva incolparti. Eppure ci sei rimasto male. Di fronte a te stesso.
Il tuo cervello ha lavorato molto rapidamente. In quella frazione di secondo c’ha fatto entrare molta roba, oltre al raptus di sbarazzarti del fazzoletto sporco. Per cercare di giustificarti di fronte alla tua coscienza che mugugnava hai pensato che è l’inciviltà a portare inciviltà. Quando le condizioni di vita sono già degradate, degradarle ulteriormente sarà un riflesso condizionato che riguarda anche i cittadini più impeccabili. È la teoria della finestra rotta: se in un quartiere un teppista spacca una finestra e nessuno la aggiusta, è molto probabile che ben presto qualcun altro faccia lo stesso se non peggio, dando così inizio ad una spirale distruttiva. Ora che ci fai caso: intorno a te è pieno di finestre rotte, oltre che di spazzatura.
(segue)

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Roberto Alajmo | 17/04/2010

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