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Cuore di madre


CONTAMINAZIONE

(Un frammento dell'"Arte di Annacarsi")
Un altro indizio metaforico della vocazione di San Vito si trova al largo della tonnara, nella baia che prelude allo Zingaro. Qui negli anni cinquanta venne ad affondare un cargo cipriota, il Kent, che trasportava un carico altamente simbolico: Corani. La nave dei Corani trasportava migliaia di libri sacri che andarono perduti nel naufragio, restando in parte a galleggiare, alla deriva per le settimane successive finendo ormai illeggibili sulle coste di tutta la zona, come un inoffensivo tentativo di proselitismo.
O forse no. Forse qualcuno di quei libri è riuscito a inseminare la riva, rendendola permeabile alle contaminazioni. Per esempio, a San Vito si tiene ogni anno una festa del cuscus che attira migliaia di persone mettendo al centro delle proprie attività la cultura della convivenza: in concorso ogni anno ci sono cuochi israeliani e palestinesi che alla fine si stringono la mano, magari a denti stretti, in presenza delle telecamere. Il cuscus è il cibo della convivenza e della convivialità: nelle case, per le donne, al momento dell’incocciata, quando attorno alla materia prima che prende forma si condensano le conversazioni femminili, quasi come un ingrediente segreto da aggiungere nel corso della lavorazione. E poi a tavola, quando tutti i commensali si stringono intorno al piatto da portata, servendosi delle posate o, secondo tradizione, direttamente con le mani. Incocciare, è il verbo che indica la preparazione della semola, e incocciarsi è il termine che in siciliano sta a indicare l’incontro casuale. Anche l’incontro delle civiltà: a San Vito le civiltà finiscono inevitabilmente per incocciarsi.

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Roberto Alajmo | 12/05/2010

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