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LA MANUTENZIONE DEL POTERE

(Da Repubblica)
Il bar è un bar di quelli un po’ elegantini della zona compresa fra il Politeama e Viale Strasburgo, quelli che nelle ore serali servono l’aperitivo rinforzato. Il bar in questione resta aperto tutto il giorno, dal cornetto al grappino dopocena. Bisognerebbe fare un serio studio antropologico sulla clientela dei bar di Palermo. Su come cambia la tipologia umana e sociale a seconda degli orari. Certo, determinati orari sono antropologicamente più interessanti.
In particolare dalle nove e mezza in poi - accompagnati i ragazzi a scuola, smaltiti i rapidi caffè consumati al banco dalle madri che si avviano al lavoro - il bar si riempie di maschi. Sono maschi senza fretta. Maschi che rappresentano l’evoluzione del tradizionale maschio siciliano da bar-in-piazza. Maschi eleganti, in giacca e cravatta: quindi non disoccupati nullatenenti. Maschi che quindi, a rigor d’orario, a quel punto della mattinata dovrebbero essere in ufficio. Maschi che arrivano soli e si incontrano con altri maschi. Maschi che si baciano su entrambe le guance. Maschi che siedono ai tavolini in due, al massimo tre alla volta. Maschi che al bar lavorano, anche se non sembra. Lavorano alla manutenzione del Potere.
Il Maschio in questione dev’essere assessore, o capogruppo. Almeno consigliere comunale. Ha un suo tavolino preferito, che forse è lo stesso ogni giorno, riservato informalmente dai camerieri. Non si apparta perché anzi la sua presenza al bar sta a significare che lui fa le cose alla luce del sole. Coi suoi amici parla fitto, e non di argomenti frivoli. Di solito, anzi, più che parlare lui ascolta, acconsente, dispensa parole a consuntivo. Non promette niente, ma vedrà. Ad aguzzare l’udito si captano frammenti di conversazione che esulano dal consueto Triangolo delle Bermuda che inghiotte tutte le conversazioni da bar, compreso fra donne, calcio e politica.
O forse la politica sì, un po’ c’entra. Ma alla lontana. L’Assessore, o quel che è, non si riempie la bocca con la solita ideologia di partito, che serve solo nella comunicazione coi media. Anzi, è difficile a prima vista stabilire a quale degli schieramenti di potere appartenga. Che sia detentore di un Potere è sicuro: per come si veste, per il fatto stesso che sia lì a curare l’elettorato. Ma in altri caffè, seduti ad altri tavolini non mancano i notabili della minoranza consociativa, che per mantenersi a galla qualche clientela devono pure allevarla.
Davanti al presunto assessore si alternano gli interlocutori con cadenza di dieci, quindici minuti. Certe volte si forma una piccola fila informale di clienti che aspettano il loro turno. Ognuna delle persone in attesa non parla con gli altri. Rimane chiusa in silenzio, forse a ripassare la propria vertenza individuale. La questione del vicino di fila non lo riguarda, purché non sia d’intralcio. Del resto qui non si parla mai di problemi di carattere generale o corporativo. Ogni cliente è una monade che conosce solo se stessa. Durante questi vertici i camerieri sono addestrati a non avvicinarsi, e prendere le ordinazioni solo su precisa sollecitazione del Ras, che nel corso della mattinata prende molti caffè, ma solo assieme ai clienti di maggiore riguardo. Per gli altri la consumazione non è obbligatoria.
La presenza di occhi e orecchie indiscrete non frena la conversazione. Al tavolino del bar si decidono licenze, assunzioni, spettanze, percentuali di utile. Difficile stabilire se e quando il crinale che separa la sfera legale da quella illegale viene valicato. Di sicuro la percezione è che questi caffè siano la dependance dei Palazzi, che anzi abbiano soppiantato i Palazzi nella messa a punto degli accordi preliminari. I lavori di commissione avvengono informalmente davanti a una tazza di caffè, di modo che quando si arriva alle riunioni formali i giochi sono già fatti. E tanto peggio per chi al bar non c’era, che lo sappia o no.
Verso l’una e mezza le riunioni si sciolgono e i maschi incravattati spariscono come vampiri all’alba per lasciare il posto ai bancari in pausa pranzo. Anche il presunto assessore bacia le ultime guance della mattinata e si avvia verso il resto della giornata. Ma il più del suo lavoro ormai è fatto.

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Roberto Alajmo | 06/04/2011

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