PALERMO ERA QUASI BELLISSIMA
Certe volte dubiti. Non ti pare possibile. Eppure la memoria non sbaglia, hai controllato pure su Wikipedia: ci fu un momento in cui per diventare sindaco di Catania andarono al ballottaggio Claudio Fava ed Enzo Bianco. Ricordi pure che quando poi vinse Bianco tu hai storto il muso, pensando che era troppo moderato, e serviva una sterzata più netta.
Era il giugno del 1993, mica un secolo fa.
Pure in quella tornata Leoluca Orlando vinse a Palermo con una percentuale di elettori persino esagerata.
E tu decidesti di fare un figlio.
Cioè: decidesti che in quel momento valeva la pena di far crescere un figlio in Sicilia. Una specie di investimento di speranza. Se non allora, quando?
Adesso quel tuo figlio ha sedici anni, e talvolta ti pare di scorgere uno sguardo nei suoi occhi. Non che abbia mai fatto pesare nulla. Ma è come se ogni tanto con lo sguardo ti chiedesse conto e ragione di questa pazzia di averlo fatto nascere in Sicilia.
Non sa, tuo figlio, che dalle macerie di Capaci e via Damelio era miracolosamente uscita una Sicilia diversa. Contraddittoria, confusionaria, velleitaria: certo. Ma diversa. Tu ceri, ti ricordi perfettamente. Le stesse macerie delle città erano diventate improvvisamente fertili. Nascevano il pane e le rose, da quelle macerie.
Il tempo di decidersi a fare un figlio e, manco lavessero fatto apposta, è cambiato tutto. Le luci si sono spente e qualcuno si è incaricato di spargere il sale sulle macerie, per essere sicuro che non potesse più crescere né pane né rose né niente.
Tuo figlio queste cose non le sa, e anche se non ti stanchi mai di spiegargliele, lui stenta a crederci. Non servono le fotografie, i filmati depoca, i dati, la stessa Wikipedia.
Ti guarda con compatimento, come se fossi uno di quei vecchi che raccontano sempre di comera bello il mondo quando erano giovani loro.
Sarà un luogo comune. Tuo figlio è liberissimo di non crederci. Però è vero: Palermo, Catania, la Sicilia erano diventate quasi bellissime, a un certo punto. La cosa migliore che puoi fare è non dimenticarlo mai. E conservare quella memoria anche a nome e per conto di tuo figlio.