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MACROALLEGORIA

Volendo spiegare a uno straniero l’Italia cos’è, bisognerebbe portarlo al Macro, il seminuovo museo dell’arte contemporanea di Roma.
L’opera di Odile Decq è architettonicamente impeccabile. Degna delle più grandi capitali del mondo.
Dopodiché, però, è a Roma.
Le sale sono enormi e semivuote.
Il direttore si è dimesso perché lasciato dall’amministrazione comunale in balia del nulla.
I custodi sono un piccolo esercito che bivacca in cortile.
Le superfici superiori dell’edificio, quasi tutte in vetro, sono luride, piene di cacche d’uccello.
Questo perché l’architettura contemporanea bisogna meritarsela. Bisogna avere la pazienza di curarne la manutenzione, magari assumendo qualche custode in meno e qualche addetto alle pulizie in più. Fregandosene del fatto che “custode” suona meglio di “addetto alle pulizie”.
Veramente: andate al Macro, se volete capire l’Italia.
Il posto dove anche le migliori intenzioni finiscono per trasformarsi in pessimi risultati.

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Roberto Alajmo | 15/06/2011

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