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LA MORTE INDECENTE

Ho visto morire un uomo. Era stata una giornata quasi felice, di mare e lavoro. Al largo di Lampedusa avevamo filmato il passaggio di una cinquantina di delfini particolarmente giocosi. Ma a quanto pare quest’isola è capace di tutto.
Tornati sottocosta abbiamo soccorso un signore sulla settantina, che sembrava finito in mare dal nulla. Si era sentito male senza nessun parente o amico che gli fosse accanto, e gli altri bagnanti gli avevano potuto offrire solo un salvagente.
Lo abbiamo caricato sul gommone e abbiamo cercato di praticargli la respirazione artificiale, riuscendo solo a fargli vomitare acqua di mare rosa di sangue.
L’operatore ha fatto il suo lavoro, documentando le fasi del soccorso, ma ha smesso quasi subito, sapendo che comunque non le avrei mai trasmesse.
Non deve essere bello morire in costume da bagno, in mezzo all’apprensione morbosa della gente, magari accorgendosi che c’è anche una telecamera a girare il filmino della tua morte per annegamento.
In questi anni, una dopo l’altra, mi pare di scartare ogni morte possibile, perché troppo dolorosa o spaventosa o indecente. Se mi fosse data possibilità di scelta finirei per rinviare in eterno, come Bertoldo in cerca di un albero a cui farsi impiccare.
La verità è che ad essere indecente non è la dissipazione inscritta nella morte di ogni singolo uomo.
Indecente è la morte stessa.

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Roberto Alajmo | 01/08/2011

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