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COPERTINA MATTO AFFOGATO


PER DIRE: UN TAGLIETTO AL SUO, DI STIPENDIO?

La tendenza ad affidarsi all’uomo forte non è solo di oggi, o del ventennio fascista. È un’attitudine nella quale anche gli italiani più culturalmente avvertiti periodicamente cascano.
A latere dell’abbaglio berlusconiano, negli ultimi anni tutti sembrano ipnotizzati da Sergio Marchionne, il cui decisionismo a girocollo affascina pure gente insospettabile come l’ex sindaco Chiamparino e vasti strati dei Democratici di Sinistra.
Ora: Marchionne è alla guida della Fiat da qualche annetto, ormai. E non risulta che, al di là di fusioni, ristrutturazioni e drastici pronunciamenti, abbia fatto nulla di quel che un dirigente automobilistico dovrebbe fare: macchine di successo. La Fabbrica Italiana Automobili Torinesi non propone niente di interessante da almeno un trentennio a questa parte.
Né la gestione efficientista di Marchionne ha segnato un’inversione di tendenza.
Il massimo sforzo è stata un’utilitaria degli anni Cinquanta ripassata in padella, con l’unica sostanziale differenza di un prezzo spropositato.
Sarebbe carino se qualcuno, sindacato o singolo giornalista di settore, ogni tanto s’infilasse fra un’incazzatura di Marchionne e l’altra per chiedergli: e lei, dottore, non ha niente da rimproverarsi?

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Roberto Alajmo | 08/08/2011

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